Zara Alvarez, attivista dei diritti umani, educatrice, assistente legale nell’isola di Negros, nelle Filippine, ha condotto accese campagne di protesta contro le violazioni dei diritti civili durante tutta l’amministrazione di Rodrigo Duterte.
Il 17 agosto 2020, è stata assassinata da uomini armati non identificati. Aveva 39 anni. Il suo omicidio ha scatenato una grave repressione e violenze contro la popolazione scesa in piazza a protestare in tutte le Filippine.
Zara Alvarez era una madre single che prestava servizio in uno staff paralegale che aiuta a mettere in luce casi riguardanti violazioni dei diritti per la Commissione delle Nazioni Unite. Ha lavorato come volontaria per l’organizzazione Karapatan, dove si è occupata di istruzione, sanità e difesa.
Il 17 agosto 2020, intorno alle 20 di sera, è stata uccisa con sei colpi di pistola da uomini armati non identificati mentre stava rientrando a casa, dopo aver comprato la cena.
Secondo alcuni testimoni, l’assassino – che la polizia non ha identificato – è stato inseguito dai passanti, salvo poi scappare su una moto guidata da un complice. «Era lei l’obiettivo. C’era l’intenzione di ucciderla», ha dichiarato il sindaco della città, aggiungendo che probabilmente l’omicida aveva già svolto dei sopralluoghi nella zona e potrebbe aver seguito la vittima in passato.
Due giorni dopo l’omicidio, gli investigatori del governo hanno promesso che avrebbero indagato sul caso, esaminando eventuali affiliazioni della vittima con “gruppi di sinistra” come possibile movente.
Zara Alvarez si è spesa per anni per i diritti dei contadini nell’isola di Negros, dove poche famiglie con forti legami politici possiedono grandi estensioni di piantagioni di canna da zucchero. Nel 2019 ha aiutato un gruppo di agricoltori a documentare e denunciare violazioni dei diritti da parte delle truppe governative in seguito all’uccisione di alcuni braccianti, accusati di essere ribelli comunisti. In una vecchia intervista risalente a quel periodo aveva dichiarato che era «piuttosto chiaro» che fosse stata «la polizia a uccidere quelle persone». Le autorità avevano negato le accuse, ma nessun sospettato è stato mai arrestato o perseguito per le decine di uccisioni dei braccianti.
Quello di Zara Alvarez è l’ennesimo omicidio di donne e uomini difensori dei diritti umani e attivisti nelle Filippine negli ultimi quattro anni, da quando il presidente Rodrigo Duterte ha preso il potere. Osservatori internazionali e difensori dei diritti umani concordano sul fatto che nel paese sia in atto una “guerra al dissenso”.
Il suo nome era stato inserito dal Dipartimento di Giustizia in una lista di terroristi che comprendeva oltre 600 persone – poi ridotti a due, motivo per cui ha fatto due anni di carcere preventivo.
È stata uccisa il giorno dei funerali dell’attivista per la pace Randall Echanis, assassinato il 10 agosto 2020, tredicesimo membro dell’organizzazione Karapatan ucciso durante l’amministrazione di Rodrigo Duterte dal 2016.
Il suo omicidio ha scatenato un acceso dibattito nella comunità internazionale che ha fermamente criticato l’Anti-Terrorism Act del 2020, misura che conferisce al governo più poteri di agire contro persone o gruppi che sono ritenute pericolose o anche lontanamente sospettate di terrorismo.
Zara Alvarez è stata brutalmente ammazzata perché ha passato la sua breve vita a prodigarsi per gli ultimi e le ultime della terra. Perché non ha taciuto. Una donna che non deve essere dimenticata.
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