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Wu Jianxiong fisica cinese a cui è stato scippato il Premio Nobel dai colleghi maschi

Wu Jianxiong fisica cinese a cui hanno scippato il Nobel

Wu Jianxiong fisica cinese che ha contribuito a raggiungere importanti scoperte nella prima metà del Novecento. Il Premio Nobel, però, è andato ai suoi colleghi maschi.

È stata tra le prime donne a occupare un posto di rilievo nel panorama della fisica mondiale del Novecento. Prima donna vincitrice del Premio Wolf  nel 1978, per aver condotto l’esperimento che porta il suo nome.

Nata in Cina all’inizio del Novecento, specializzata in fisica nucleare, si è trasferita negli Stati Uniti, ha lavorato con scienziati del calibro di Emilio Segrè e Ernest O. Lawrence, ha contribuito al Progetto Manhattan e condotto un esperimento fondamentale per la formulazione del cosiddetto Modello standard. Non ha nulla da invidiare a Richard Feynman o Stephen Hawking, ma il grande pubblico non ha idea di chi ella sia. Il premio Nobel per la Fisica, che le spettava di diritto, viene assegnato a due suoi colleghi uomini. Si è dovuta consolare con numerosi premi minori e poiché una donna raramente viene ricordata col proprio nome, le hanno affibbiato vari con soprannomi come “la Marie Curie cinese”, “la regina della ricerca nucleare”, “madame Wu” o “la first lady della fisica”.

Wu Jianxiong nasce a Shanghai, il 31 maggio 1912. Figlia di genitori illuminati che la incoraggiano a perseguire i suoi interessi con determinazione. Da bambina ha la possibilità di frequentare la scuola femminile fondata da suo padre, una delle prime scuole cinesi aperte alle ragazze. Nel 1930, è ammessa all’Università di Nanchino, inizia a studiare matematica, ma dopo essere venuta a conoscenza delle scoperte di Marie Curie decide di passare alla facoltà di fisica.

In quegli anni la Cina sta attraversando un periodo di grandi rivolgimenti politici; Jianxiong viene eletta leader studentesca e partecipa a diversi sit-in di protesta presso il palazzo presidenziale di Nanchino, dove incontrerà Chiang Kai-shek.

Dopo la laurea, nel 1934, trova lavoro come assistente presso il laboratorio di fisica dell’Accademia Sinica dove, sotto la supervisione della professoressa Gu Jing-Wei, conduce una ricerca sperimentale sulla cristallografia a raggi X.

Nel 1936 prende la decisione che le cambia la vita. Lascia la Cina per andare negli Stati Uniti con l’idea di iscriversi all’Università del Michigan. Prima però visita l’università di Berkeley, dove conosce Ernest O. Lawrence, il fisico che di lì a poco avrebbe ricevuto il premio Nobel per l’invenzione del ciclotrone, il primo acceleratore circolare di particelle atomiche.

Colpita positivamente dall’ambiente internazionale e dopo aver saputo che all’Università del Michigan le donne non possono usare l’ingresso principale per accedere alle aule, decide di restare in California. A Berkeley, sotto la supervisione dello stesso Lawrence e di un altro futuro Nobel, il fisico italiano Emilio Segrè, si specializza in fisica nucleare; si occupa del decadimento beta, una delle reazioni nucleari attraverso cui gli elementi chimici radioattivi si trasformano in altri elementi con diverso numero atomico, teorizzata da Enrico Fermi. Lo studio del decadimento beta segnerà la sua carriera; Beta Decay, suo libro del 1965, è  ancora oggi un testo irrinunciabile per i fisici nucleari.

Malgrado l’ambiente di Berkeley sia più aperto rispetto a quello di altre università, le donne, soprattutto se di origine asiatica, non sono ben viste e non hanno molte opportunità di fare carriera. Dopo aver conseguito il dottorato, si trasferisce sulla costa atlantica e trova lavoro come insegnante presso lo Smith College, università privata femminile del Massachusetts.

Qui le cose vanno anche peggio, soprattutto perché non ha la possibilità di proseguire le sue ricerche. Solo dopo l’intervento di Lawrence, lo Smith College le concede un posto come professoressa associata e un piccolo aumento di stipendio. Impossibilitata a portare avanti le sue ricerche, in quegli anni, si dedica interamente all’insegnamento, alternando il lavoro allo Smith College con uno simile alla Princeton University.

La svolta avviene nel 1944, quando viene coinvolta nel Progetto Manhattan della Columbia University che lavora alla produzione di un isotopo che sarà poi utilizzato per la bomba atomica: l’uranio-235.

Enrico Fermi e Emilio Segrè utilizzano gli studi di Wu Jianxiong per identificare la causa dell’improvviso spegnimento del B-Reactor di Hanford, reattore nucleare per la produzione di plutonio su larga scala; si tratta dello xenon-135, un altro isotopo radioattivo analizzato dalla scienziata durante gli anni di Berkeley.

Nel 1956, i fisici teorici Tsung Dao Lee e Chen Ning Yang si rivolgono a lei per l’ideazione di un esperimento che dimostri la violazione della legge di conservazione della parità nei processi di interazione debole.

Wu Jianxiong realizza un sofisticato esperimento – che porta il suo nome. Per questa scoperta, nel 1957 Lee e Yang ricevono il premio Nobel per la Fisica, mentre il suo lavoro non viene riconosciuto.

Nei decenni successivi, continua a lavorare alla Columbia, dedicandosi a importanti ricerche, non sempre connesse alla fisica nucleare; tra le altre cose, si è occupata dei cambiamenti molecolari che causano la deformazione dell’emoglobina nell’anemia falciforme.

Tornerà nel suo Paese natale solo nel 1973, dopo la firma degli accordi che segneranno la fine delle ostilità fra gli Stati Uniti di Nixon e la Repubblica Popolare Cinese di Mao.

È diventata titolare onoraria di cattedre universitarie in numerose università cinesi e ha ricevuto onorificenze e riconoscimenti, tra cui la presidenza della American Physical Society.

Ha continuato imperterrita a insegnare, a fare ricerca, a far crescere professionalmente altre scienziate. Parallelamente all’attività scientifica, Wu Jianxiong ha portato avanti le istanze di uguaglianza tra i generi e lottato per il riconoscimento dei diritti umani in Cina.

È morta il 16 febbraio 1997 per attacco di cuore.

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