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Wilma Rudolph, la Gazzella Nera

Wilma Rudolph la gazzella nera

Wilma Rudolph, la gazzella nera, è stata una velocista afroamericana che alle Olimpiadi di Roma del 1960 conquistò il mondo. Un’atleta che, con le sue vittorie ha sconfitto allo stesso tempo la povertà, la malattia e il razzismo

Nata il 23 giugno 1940, era la ventesima di ventidue figli di una povera famiglia afroamericana del Tennessee. Ancora piccola fu colpita da poliomielite rischiando di rimanere zoppa. Per anni fu costretta a portare un apparecchio correttivo e andare due volte a settimana all’ospedale riservato ai neri per fare le terapie che si trovava a ottanta chilometri di distanza dal paese in cui abitava.

Tanta tenacia fu ripagata, a dodici anni poteva di nuovo camminare normalmente e anche dedicarsi allo sport. Iniziò a giocare a pallacanestro, venne notata da un allenatore di atletica, che l’avviò alla corsa.

In poco tempo divenne una velocista di livello mondiale, guadagnandosi il soprannome di gazzella nera. A sedici anni, partecipò alle Olimpiadi del 1956 nella staffetta statunitense della 4×100 m, vincendo la medaglia di bronzo. Quattro anni dopo, nel 1960 a Roma, fu una grande protagonista vincendo tre medaglie d’oro, nei 100 m, nei 200 e nella staffetta 4X100.

Da quel momento in poi, Wilma Rudolph divenne per tutti la “gazzella nera”. Roma cadde ai suoi piedi e molti italiani rimasero letteralmente stregati dalla velocità delle sue gambe lunghe e dalla sua bellezza. Tra questi anche Livio Berruti, velocista italiano, campione dei 200 metri piani alle stesse Olimpiadi. Un amore non ricambiato perché Wilma Rudolph non aveva occhi che per un giovanissimo pugile americano destinato a diventare leggenda, Cassius Clay.

I giornali diedero grande risalto ai risultati della giovane atleta statunitense, sottolineando anche la sua vittoria contro la malattia che da bambina aveva minacciato di renderla invalida per tutta la vita.  Associated Press la nominò Atleta dell’anno nel 1960 e nel 1961.

Abbandonò le competizioni nel 1962. In seguito lavorò come insegnante, allenatrice di atletica e commentatrice sportiva. Nel 1976 fu inserita nella National Track & Field Hall of Fame, dedicata all’atletica leggera.

Nel 1977 uscì la sua autobiografia Wilma Rudolph on Track, da cui venne tratto il film Wilma (in cui debuttò un giovane Denzel Washington).

È scomparsa nel 1994, a 54 anni, per un tumore al cervello.

Per ricordarla, il 14 luglio 2004 negli Stati Uniti è stato emesso un francobollo commemorativo.

È rimasta famosa una foto di quei giochi olimpici, in cui era mano nella mano con Livio Berruti che ebbe un impatto fortissimo per i tempi di allora e di cui i giornali parlarono molto. Si ipotizzava una storia d’amore tra i due e faceva scalpore il fatto che lei fosse nera. A quei tempi l’apartheid dall’Africa cominciava a fare proseliti nel resto del mondo. Tre anni più tardi, nel 1963, arrivò lo storico discorso “I have a dream” pronunciato da Martin Luther King a Washington. Anche in quel caso, a quanto pare, Wilma con Livio, seppe arrivare al traguardo prima del resto del mondo.

#unadonnalgiorno

 

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