Wilma Neruda è la violinista ceca che, nell’Ottocento, è riuscita a fare della musica la propria professione, aprendo la strada a tante artiste a cui veniva precluso lo studio dello strumento, considerato di appannaggio maschile.
Colonna portante della diffusione popolare della musica nella Gran Bretagna dell’Ottocento, la sua carriera è durata più di sessant’anni.
Nata col nome di Wilhelmine Maria Franziska Neruda, a Brno, in Moravia, il 21 marzo 1838, in una famiglia di musicisti, il padre l’aveva introdotta allo studio del pianoforte che riteneva più consono al suo genere, ma lei aveva cominciato a suonare di nascosto il violino del fratello e si era dovuto arrendere al fatto che avesse un enorme talento.
Bambina prodigio, così come suo fratello e sua sorella, si è esibita per la prima volta in pubblico all’età di sette anni, suonando una sonata di Bach.
La fama di questa giovanissima che suonava con la sicurezza e la sensibilità di un adulto, era diffusa nei circoli dell’epoca, tanto che la famiglia si era spostata a Vienna per farla studiare con Leopold Jansa che l’aveva ascoltata per caso e l’aveva voluta come sua allieva, nonostante fosse una femmina.
Aveva 11 anni quando venne invitata a suonare per la Philarmonic Society, definita “una bambina, per anni e aspetto ma un Paganini in miniatura”. L’intonazione e la sua tecnica facevano presa sul pubblico con la magia della nobiltà di stile, del calore e la risonanza più intima con la musica.
Per i suoi meriti, nel 1861, fu eletta alla Kungliga Musikaliska Akademien che contava, tra i suoi allievi, anche Christiano IX di Danimarca, padre della futura Principessa del Galles, Alexandra a cui fu legata da un lungo rapporto di amicizia e stima.
Nel 1863 le venne conferita la medaglia Litteris et Artibus.
L’anno seguente, a Stoccolma, sposò il compositore Ludvig Norman con cui aveva fondato la prima Società di Concerti e da cui ebbe due figli, Ludwig e Waldemar. Un matrimonio infelice interrotto nel 1869, quando si era trasferita in Inghilterra dove si esibiva davanti a tutta la nobiltà europea, incantando per il suo gusto, grazia e tecnica.
Appassionata musicista da camera, seguendo l’incoraggiamento di Henri Vieuxtemps, si era unita a una serie di Monday Popular Concert a Londra ed è stata la prima donna in un quartetto d’archi maschile, ricoprendo la posizione di primo violino, quando non c’era il suo amico di sempre Joseph Joachim.
Rimasta vedova, nel 1888 aveva sposato Sir Charles Hallè, musicista anglo-tedesco con il quale intraprese tour in Australia e Sud Africa. Alla coppia va il merito di aver fatto conoscere l’intero repertorio cameristico di Beethoven affiancandolo ad autori contemporanei che hanno suonato anche in città periferiche, nelle fabbriche o nelle scuole nelle quali vennero, per la prima volta, proposti programmi educativi.
Nel 1895 anche il secondo marito era morto e lei era andata a vivere in Italia, nel Palazzo Beltramini di Asolo, che le era stato donato da Edoardo Principe di Galles e futuro re del Regno Unito. L’aveva seguita il figlio Ludvig, morto pochi anni dopo mentre scalava le Dolomiti.
Nel 1899, ha intrapreso un tour negli Stati Uniti e in Canada. Si esibiva sempre vestita di nero, come tributo al figlio defunto.
Sebbene possedesse diversi violini, amava esibirsi con uno Stradivari del 1709, appartenuto in precedenza a Heinrich Wilhelm Ernst che oggi è conosciuto come lo Stradivari Lady Hallé, dal nome che aveva adottato dopo il matrimonio col celebre musicista.
Nonostante avesse un carattere molto forte che poteva essere scambiato per superbia o freddezza, non disdegnava consigli e incoraggiamenti per le nuove generazioni.
Era amica della scrittrice George Eliot, di Joseph Joachim, Alfredo Piatti e della Principessa Alexandra che, diventata regina, nel 1901 le aveva conferito il titolo di Violinist to the Queen e, nel 1903, la medaglia Science, Art and Music.
Ha passato gli ultimi anni della sua vita tra Londra e Berlino, dove ha insegnato allo Sternschen Konservatorium fino al 1902.
Si è esibita fino alla fine dei suoi giorni, si è spenta a causa di una influenza degenerata in polmonite, il 15 aprile 1911, a Berlino.
Omaggiata con onorificenze e dediche di vario tipo, encomiata da pubblico e musicisti sui contemporanei, ha continuato a ispirare opere, romanzi e racconti.
In Uno studio in rosso di Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes assiste a una sua esibizione al St. James di Londra, entusiasmandosi per la sua maestria nell’uso dell’arco.
Wilma Neruda aveva un grande talento e amava la musica in maniera incondizionata. Non ha rinunciato a suonare mai, nonostante i primi divieti, i pregiudizi, le dicerie. Ha avuto una carriera professionale e vissuto del suo lavoro, nonostante venisse pagata molto meno dei suoi colleghi, ha fatto cose che nessuna aveva osato fare prima di lei. Ha insegnato e incoraggiato alla pratica musicale intere generazioni e, soprattutto, ha dimostrato, che anche una donna poteva suonare il violino e girare il mondo per essere applaudita per il suo lavoro.
Di lei si era scritto: Combattendo come un novello San Giorgio contro il Drago del Pregiudizio, con la sua straordinaria intonazione, uno stile puro non secondo a quello di alcun uomo, l’intelligenza nell’interpretazione unite alla grazia femminile, dimostrò cosa potessero fare le donne.