Se c’è qualcuno che può salvare il mondo sono le donne.
Vigdís Finnbogadóttir, presidente dell’Islanda dal 1980 al 1996. Prima donna al mondo a ricoprire questa carica tramite un’elezione democratica.
È nata il 15 aprile 1930 a Reykjavík. Cresciuta in un ambiente colto e stimolante, sebbene sin da piccola si era sentita dire che non poteva fare determinate cose perché era una femmina. Da bambina sognava di fare la capitana d’aereo per attraversare l’oceano e vedere cosa succedeva dall’altra parte dell’isola. Per questo motivo è andata a studiare letteratura e lingua francese prima all’Università di Grenoble e poi alla Sorbonne di Parigi, a quei tempi una ragazza che si trasferiva all’estero per studiare era una rarità. Si è successivamente specializzata in storia del teatro all’Università di Copenaghen.
Nel 1963, dopo il divorzio, ha adottato una figlia, diventando la prima donna single a adottare una bambina in Islanda.
Ha lavorato con la Reykjavík Theater Company mentre d’estate faceva la guida turistica. Ha insegnato anche all’Università dell’Islanda e tenuto corsi di francese sulla RÚV, la televisione di stato del suo paese.
Ha istituito il primo corso per guide turistiche e il primo gruppo teatrale islandese.
È stata direttrice artistica della compagnia teatrale di Reykjavík (Leikfélag Reykjavíkur), in seguito teatro cittadino. Ha fatto parte del Comitato consultivo per gli affari culturali nei Paesi nordici.
Ha portato in Islanda molto di ciò che era rappresentato all’estero. È stata portavoce di nuove correnti, contribuendo a rinnovare il teatro del suo paese.
La cosa di cui va più fiera, ancora oggi è di aver aperto e fatto evolvere a livello internazionale il teatro islandese. Ha fatto parte del comitato che seleziona le drammaturgie per il Teatro della Città di Reykjavík.
Al tempo in cui ancora ci sbalordivamo di queste cose, Vigdis Finnbogardottir è stata eletta presidente dell’Islanda nel 1980, a 50 anni, carica detenuta per sedici anni. Femminista e di sinistra è stata schierata contro la Nato in piena Guerra fredda. Un’umanista che aveva passato la vita a mettere in scena Ionesco e Beckett al teatro di Reykjavik.
Il suo nome significa «battagliera» e lei di coraggio in battaglia ne ha dimostrato tanto.
Come insegnamento all’umanità intera, durante l’Anno Internazionale delle Donne, nel 1975, uno sciopero generale per dimostrare quanto fosse importante e sottovalutato il lavoro femminile, ha visto fermarsi il 90% delle donne islandesi. Per un giorno si è fermato tutto: banche, tv, fabbriche, negozi, cosa mai accaduta in precedenza. Non pago, il movimento femminile, nel 1980, si è concentrato sull’elezione di una donna, Vigdís Finnbogadóttir, appunto, che ha vinto.
Ci siamo divertite, abbiamo cantato e danzato. Dimostrando che le donne fanno l’identità d’un Paese, dichiarò.
Sebbene la presidenza islandese sia per lo più una posizione di rappresentanza, Vigdís Finnbogadóttir aveva assunto un ruolo attivo battendosi per l’ambiente e per la lingua e la cultura islandese, fungendo da ambasciatrice culturale nella promozione del proprio Paese.
Ha lavorato per promuovere l’educazione delle ragazze consapevole del suo ruolo di modello per le giovani donne.
Ha messo in evidenza il ruolo degli stati più piccoli ospitando un vertice cruciale tra il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e il leader sovietico Mikhail Gorbachev nel 1986.
Molto utili sono state le mie intense esperienze teatrali. Capire la gente è di fondamentale importanza quando si è Presidente dell’Islanda, un incarico di per sé non politico. La presidenza dipende dalla fiducia del popolo – questa carica è il simbolo della sua unità. Sono felice, ad esempio, di aver coinvolto da subito anche le giovani generazioni. In un momento in cui l’Islanda soffriva di siccità e di erosione del suolo, decisi di piantare tre betulle ovunque andavo: una per i maschi, una per le femmine e una per i nascituri.
Ha fatto parte del Club di Madrid che si occupa della promozione della democrazia.
Il 26 gennaio 1990 ha ricevuto il premio International Leadership Living Legacy Award dal Women’s International Center.
Nel 1993 le è stata dedicata l’opera Mitt Folk, dono del Regno Unito all’Islanda in occasione del 50º anniversario della repubblica.
Nel 1996, dopo essersi ritirata dalla carica pubblica, è stata presidente fondatrice del Council of Women World Leaders all’Università di Harvard.
Dal 1997 al 2001 è stata la prima presidente della Commissione mondiale dell’UNESCO sull’etica della conoscenza e della tecnologia scientifica (COMEST).
Nel 1998 è stata nominata ambasciatrice di buona volontà per l’UNESCO per il suo contributo alla promozione della diversità linguistica e all’educazione plurilingue.
Nel 2000 è diventata Ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni Unite nella lotta contro il razzismo e la xenofobia.
Ha fatto parte del comitato d’onore della Fondation Chirac, per promuovere la pace nel mondo.
Una donna battagliera con l’obiettivo di salvaguardare la cultura e ispirare le nuove generazioni, ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti e lauree ad honorem in tutto il mondo.
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