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Theresa Goell

Theresa Goell

Theresa Goell è stata l’archeologa che ha infranto barriere culturali e di genere per svolgere il suo importante lavoro che ha consegnato al mondo un periodo storico precedentemente oscuro e incompreso.

Pioniera in un campo ad appannaggio maschile, è stata anche tra le prime persone della storia a utilizzare nuove tecniche geofisiche negli scavi.

Divorziata, ebrea in un ambiente tutto musulmano e con gravi problemi di udito, è stata la prima donna occidentale a penetrare in territori isolati e mal collegati, con poco sostegno da parte della comunità archeologica, in un momento in cui viaggiare con migliaia di chili di attrezzature e forniture era una vera impresa.

L’impegno della sua vita è stato lo scavo di Nemrud Daği, nelle remote regioni montuose dei territori curdi della Turchia sud-orientale, che ha consentito di rivelare il ruolo chiave nella storia dell’Anatolia.

Nata a New York il 17 luglio 1901, figlia di ebrei della classe media emigrati dalla Russia, aveva studiato alla Syracuse University e poi al Radcliffe College, dove si era laureata in filosofia ed etica sociale.

Era ancora una studentessa universitaria quando sposò Cyrus Levinthal ed ebbe suo figlio Jay. In quel periodo iniziò a perdere l’udito a causa dell’otosclerosi.

Nel 1926, si era trasferita col marito in Inghilterra, dove aveva studiato storia dell’arte, architettura e archeologia all’Università di Cambridge.

Avrebbe potuto avere una vita agiata come moglie di un avvocato e cognata di un eminente rabbino di Brooklyn, ma lasciò il marito e il figlio per l’avventura che ne ha segnato l’esistenza.

Negli anni Trenta era stata spesso in Medio oriente, prima a Gerusalemme grazie all’American Schools of Oriental Research per cui aveva realizzato disegni di ceramiche, restaurato terrecotte e lavorato come assistente di architettura. L’anno successivo aveva partecipato alla spedizione a Gerasa, per ricostruire i reperti dello scavo.

In Palestina aveva lavorato anche come architetta e contribuito a progettare oltre 200 edifici tra Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme.

Dopo gli studi alla New York University School of Fine and Applied Arts, aveva realizzato progetti architettonici di interni per grandi magazzini e società di ingegneria navale.

Studiava arte preistorica ed europea alla Columbia University quando, nel 1938 il suo studio sul monte Nimrud, ha portato al lavoro più importante della sua vita, lo scavo di Nemrud Daği.

Da quel momento trovare la tomba di Antioco è stato lo scopo della sua vita. Su una montagna alta 7.000 piedi a tre giorni di cammino dall’ufficio postale più vicino, c’erano i resti del grande personaggio che aveva governato il regno di Commagene e controllato le rotte commerciali attraverso il fiume Eufrate nel secolo prima della nascita di Cristo.

Le ci vollero sei anni per ottenere il permesso di scavare, raccogliere fondi, trovare studiosi che collaborassero con lei e attrezzare un accampamento in cima alla montagna per 50 persone.

Ci ha lavorato, in più riprese, per vent’anni, a stretto contatto con gli abitanti curdi per i quali divenne madre, infermiera, benefattrice. Portava vestiti e medicine da New York per curare i lavoratori e le loro famiglie, ha insegnato alle donne l’igiene e il controllo delle nascite. Era considerata la regina della montagna.

Nel 1960 ha relazionato le sue ricerche al Congresso per gli Orientalisti di Mosca e l’anno successivo, un’analisi del suo lavoro fu pubblicata sul National Geographic.

Eletta corrispondente dell’Istituto archeologico tedesco di Berlino, aveva tenuto importanti conferenze all’Università di Londra.

Dal 1963 ha condotto due anni di sondaggi geofisici del sito, riuscendo a far luce su riti e religioni influenzati dalle culture babilonesi, ellenistiche e anatoliche. Gli scavi hanno documentato l’influenza dei culti misterici della “salvezza” durante questo periodo di transizione tra paganesimo e cristianesimo.

Ha diretto altri scavi in Medio Oriente come quelli di Samosata e di Tarso.

Nel 1965 ha girato un film sul suo lavoro per la National Geographical Society.

È stata a Nemrud Daği per l’ultima volta nel 1973, nel cinquantesimo anniversario della fondazione della Repubblica Turca, il Ministero della Cultura ne aveva riconosciuto il grande contributo alla cultura e all’arte anatolica.

Nonostante una paralisi dovuta a un tumore alla colonna vertebrale, aveva preparato un rapporto sugli scavi a Samosata per la National Geographical Society e pianificato nuove spedizioni  in Turchia, dove era tornata nel 1978.

Non è riuscita a trovare la tomba di Antioco, ma il sito è diventato patrimonio dell’UNESCO e uno dei più visitati al mondo.

È morta a New York il 18 dicembre 1985, dopo una lunga malattia.

I suoi documenti sono stati donati all’Università di Harvard e sono ospitati nella Schlesinger Library and Semitic Museum.

Dal ritrovamento di scatole piene di foto, lettere, audiocassette e film relativi alla sua insolita carriera e alle lotte personali, la nipote Martha Goell Lubell, ha tratto un film documentario dal titolo Queen of the Mountain, uscito nel 2006.

 

#unadonnalgiorno

 

 

 

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