“Il mio DNA è… l’amore per i colori. Sono africana e i tessuti hanno un ruolo importante nella nostra cultura. Ogni tessuto porta con sé racconti e origini storiche diverse. Così ho deciso di fotografarne quanti più possibile, da diverse regioni dell’Africa.”
Thandiwe Muriu, artista e fotografa, celebra la sua eredità culturale mettendo in discussione gli standard di bellezza tradizionali.
Ha esposto in festival e fiere internazionali e il suo lavoro è apparso su importanti pubblicazioni come il British Journal of Photography.
Crea illusioni surreali di pura fotografia lavorando con il wax, la stoffa di cotone colorato di provenienza indonesiana introdotta nell’Africa occidentale dai mercanti olandesi nel diciannovesimo secolo, prodotta con una tecnica di tintura a riserva a cera.
Attraverso la tecnica del camouflage, fa emergere i volti dalle stoffe presentando una nuova e audace visione che, mettendo in risalto l’identità della donna keniana e della sua autonomia, propone un’estetica diversa, di grande ispirazione per le giovani generazioni.
Nata nel 1990 a Nairobi, in Kenya, dove è cresciuta, ha scoperto la fotografia quando aveva 14 anni, sperimentando con la vecchia fotocamera di suo padre. Le sue prime foto erano ritratti familiari caricati su Facebook che hanno presto attirato l’attenzione.
Si è formata da autodidatta usando libri e internet, a 17 anni ha iniziato a lavorare come fotografa professionista, a 21 anni è stata introdotta alla fotografia pubblicitaria e, nel 2013, ha firmato il suo primo contratto internazionale.
Con i suoi scatti, che hanno riscontrato da subito un grande successo, ha convinto anche i più importanti collezionisti di opere fotografiche.
Nel 2019 fotografava per alcune delle più grandi aziende dell’Africa orientale e, sperimentando e confrontandosi con grandi della fotografia, è emerso il suo stile puro, quasi freddo, con tonalità brillanti che dominano ogni singolo fotogramma.
Oggi scatta per grandi marchi, agenzie e riviste, suoi committenti sono la società di telecomunicazioni Airtel, Olgivy Africa e CNN African Voices.
L’esperienza di lavorare in un settore a predominanza maschile, in Kenya, l’ha portata a interrogarsi sul ruolo delle donne nella società contemporanea e il loro rapporto con la tradizione.
Per questo, nel 2020, è nato il suo primo lavoro artistico Camo, progetto di riflessione culturale che ha spinto la sua fotografia verso nuovi confini, conducendola nel suo personalissimo viaggio artistico.
Le sue opere sono state acquisite da numerose collezioni pubbliche e private. Le sono stati commissionati lavori per giganti come Apple, le Nazioni Unite e la Croce Rossa Svizzera.
Successivamente ha esposto alla terza edizione della Biennale di Fotografia Femminile di Mantova, lanciato il suo libro Camo, ed è stata presente all’evento collaterale della Biennale di Venezia, Passengers In Transit, presentato dal Center for Contemporary Art di Lagos.
Le sue immagini, vibranti e disorientanti, provocano una riflessione sul concetto di ciò che è sacrificabile, invitando chi le osserva a rivalutare le percezioni di valore e importanza.
Esplora il modo in cui la cultura crea e consuma identità individuali incorporando ricche tavolozze di colori, acconciature architettoniche tradizionali, tessuti wax e accessori creati con oggetti di uso comune in Kenya tra cui setacci, tappi di bottiglie di plastica e rocchetti di filo.
Il suo lavoro è caratterizzato da precisione e intenzionalità dalla concezione di un pezzo fino alla sua forma stampata finale.
L’intento del suo operato è contribuire a liberare l’Africa dalle sue aspettative limitanti in termini di bellezza.
Offre corsi online di fotografia per incoraggiare le nuove generazioni di fotografe e fotografi del continente a intraprendere questa carriera che le sta portando tanta visibilità e soddisfazioni.
#unadonnalgiorno