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Svetlana Aleksievič

Svetlana Aleksievič nobel letteratura 2015

Io non invento, non estrapolo, ma organizzo il materiale che mi fornisce la realtà. I miei libri sono le persone che raccontano e io stessa, col mio modo di vedere il mondo e di considerare le cose. Scrivo, annoto la storia contemporanea nel quotidiano. Parole vive, vite e destini.

Svetlana Aleksievič, Premio Nobel per la Letteratura nel 2015, è una delle maggiori giornaliste e scrittrici contemporanee.

I suoi libri sono stati pubblicati in più di venti paesi e rappresentano uno struggente romanzo corale degli uomini e delle donne vissuti nell’Unione Sovietica e nella Russia post-comunista del XX secolo.

Da giornalista ha seguito i principali eventi del mondo sovietico dalla seconda metà del ‘900, dalla guerra in Afghanistan, al disastro di Černobyl, ai suicidi seguiti allo scioglimento dell’URSS.

Su ognuno di questi argomenti ha scritto libri che le hanno procurato importanti riconoscimenti e fama internazionale.

Nata il 31 maggio 1948 a Ivano-Frankivs’k, in Ucraina, è cresciuta in Bielorussia, in un ambiente pervaso dai ricordi della guerra appena terminata. Si è formata alla letteratura partendo dal giornalismo, fino a elaborare un’originalissima forma di narrazione ibrida, una sorta di racconto documentario.

Perseguitata dal regime di Aljaksandr Lukašėnka, è stata costretta a lasciare il paese perché su di lei gravava la falsa accusa di essere un’agente della CIA. Dopo un periodo trascorso tra Russia, Italia, Francia, Germania e Svezia, nel 2013 è tornata a vivere a Minsk ma, sotto la minaccia dell’imminente arresto da parte del regime, a settembre del 2020 è stata costretta alla fuga in Germania.

La sua è una scrittura basata sull’ascolto, il resoconto di una testimone che, di pagina in pagina, si sforza di farsi sempre più invisibile.

Nel 2013 ha vinto il prestigioso premio Peace Prize of the German Book Trade.

L’8 ottobre 2015 è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura, “per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo“.

Nel suo discorso di ringraziamento aveva affermato: «Sono stata definita scrittrice delle catastrofi, ma non è vero, io cerco continuamente parole d’amore. L’odio non ci salverà. Solo l’amore. È la mia speranza»

Nel 2018 ha dovuto annullare un incontro con i lettori nel Teatro Verde di Odessa dopo aver ricevuto minacce dai nazionalisti locali. Il suo nome era stato aggiunto a una lista di “nemici dell’Ucraina” in quanto avrebbe “propagandato discordia interetnica e manipolato informazioni importanti per la società“.

Il suo libro più famoso è La guerra non ha un volto di donna. Lepopea delle donne sovietiche nella Seconda Guerra Mondiale, del 1985. Sebbene scritto in prima persona, le vere protagoniste sono le combattenti di quella che, nella retorica di regime, è la Guerra Patriottica contro il nazifascismo.

Nei suoi testi non si pone mai al centro della scena. A interessarle è sempre l’altro e l’altra che, con i suoi drammi e i suoi slanci, rappresenta un intralcio insormontabile per ogni versione di comodo patrocinata dal potere.

Insignita con la Gran Croce al Merito dell’Ordine della Repubblica Tedesca nel 2021, è attualmente l’unica facente parte del Consiglio di Coordinamento dell’opposizione bielorussa che abbia finora scampato l’arresto.

 

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