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Ghulam Sughra da sposa bambina a attivista

Ghulam Sughra attivista pakistana

Ghulam Sughra, sposa bambina diventata attivista per i diritti delle donne.

Oggi presiede una ONG che sostiene sviluppo e emancipazione delle donne nelle comunità rurali.

Sono nata nel 1970 nel Sindh, in un villaggio rurale di 200 case. Mio padre era insegnante in una scuola pubblica. Mia madre, casalinga, mi ha sempre sostenuto in ogni fase della mia vita. Con lei ho sempre condiviso tutto. In casa eravamo una figlia e tre figli maschi. Da bambina desideravo tanto andare a scuola, ma il mio sogno si è frantumato davanti alla tradizione locale per la quale le donne non hanno bisogno di uscire di casa e cercare un’istruzione. Mi sono dovuta sposare all’età di 12 anni. Quando ne avevo 20, mio marito mi ha abbandonato accusandomi di essere analfabeta e poco attraente. Dopo il mio divorzio, tutto ciò che mi restava erano i miei figli. Quando sono tornata a casa dai miei genitori, mi sono sentita respinta, umiliata, tanto da arrivare quasi al suicidio. Ma ho resistito e sono andata avanti. Ho cominciato a esprimere la mia volontà di andare a scuola, ma i miei fratelli me lo hanno impedito. Sono nata in una famiglia e un ambiente molto conservatori, è vero, ma sono cresciuta con un forte senso dell’uguaglianza e delle pari opportunità per le donne e con la volontà di fare tutto il possibile per contribuire al cambiamento

Sposa bambina quando aveva dodici anni, sei anni dopo è diventata la prima donna del suo villaggio a divorziare. Tornata nel suo villaggio Ghulam Sughra ha sfidato ogni norma sociale, pregiudizio, discriminazione e ipocrisia.

Ha lottato per studiare da autodidatta, è stata spesso picchiata dai suoi fratelli che glielo impedivano, è stata la prima ragazza della sua comunità a ottenere un diploma di scuola superiore, poi la prima insegnante in una scuola femminile nel suo villaggio.

È diventata una famosa attivista per i diritti delle donne e delle bambine. Nel 1994 ha fondato la Marvi rural development organization (Mrdo), una ONG nata per rafforzare il ruolo della donna che promuove diritti, salute, istruzione femminile e sviluppo sociale. La sua missione è sensibilizzare e creare fondi di risparmio comunitario.

Ghulam Sughra è stata la prima donna pakistana a vincere la Ashoka Fellowship nel 1999. Nel 2011, negli Stati Uniti, le è stato consegnatole da Hillary Clinton e Michelle Obama il premio International women of courage.

Nel 2014 ha incontrato in Inghilterra Malala Yousafzai, la giovane connazionale Premio Nobel per la pace del 2014: con cui ha avuto uno dialogo proficuo su istruzione e rafforzamento dei diritti delle donne in Pakistan.

Il cammino di Sughra è stata sempre accidentato, minacciata molte volte, ha ricevuto intimidazioni da parte dei signori feudali, i grandi proprietari terrieri che mirano a mantenere la popolazione rurale ignorante e soggiogata. Ma niente ha fermato la sua determinazione.

Anche sua figlia Saira è attiva nell’organizzazione fondata dalla madre.

Dalla sua nascita a oggi, la ONG ha realizzato 60 progetti su emancipazione femminile, pace e armonia interreligiosa, salute, istruzione, risposta alle emergenze, tutela legale, inclusione delle persone con disabilità, sviluppo legato alle questioni di genere, raggiungendo più di 580.000 beneficiarie dirette in undici distretti del Sindh.

Da attivista, Sughra ha capito ben presto che le bambine non vanno a scuola non solo a causa delle norme sociali, ma anche per la povertà delle famiglie.

Promuovere l’emancipazione economica femminile è diventato quindi uno dei suoi obiettivi primari, perché significa rompere il circolo vizioso che lega povertà, analfabetismo, ignoranza dei propri diritti, sottomissione.

Sughra ricorda le numerose violazioni ancora largamente diffuse in Pakistan: violenza domestica, tortura in ambito familiare, matrimoni forzati e precoci, violenze sessuali, abusi e maltrattamentinelle istituzioni educative.

Il Sindh è stato la prima provincia a approvare una legge nel 2013 che mette al bando i matrimoni precoci, che continuano a essere una realtà radicata in tutto il Pakistan.

C’è poi, la piaga del delitto d’onore: secondo i dati delle Nazioni unite, almeno mille donne ogni anno nel paese vengono uccise perché accusate di aver disonorato la famiglia. Migliaia sono i casi di omicidi che restano nell’ombra e nel silenzio.

Modificare sistemi culturali e sociali radicati nelle comunità tribali è impresa ardua, ma non impossibile. Sughra è fiduciosa e non si arrende.

Il suo sogno è che sempre più donne in Pakistan alzino la loro voce, come ha fatto lei tanti anni fa, sfidando stigmatizzazione, minacce, intimidazioni. Senza paura, finalmente libere di essere ciò che desiderano nella loro vita.

#unadonnalgiorno

 

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