Le donne non dovrebbero soffrire in nome della bellezza. Vedo queste ideologie come parte del patriarcato, perpetuano l’idea che il valore di una donna è determinato esclusivamente dal suo aspetto come oggetto sessuale.
Su Yang è un’artista femminista cinese che, attraverso pittura, fotografia e video, mostra i cambiamenti degli ideali di bellezza della società e come le donne si adeguino a questi standard.
Esplora la rappresentazione del corpo femminile e della comunità LGBTQ+ nella Cina continentale.
La sua arte è disturbante, politica, un veicolo di riflessione e lotta.
Il suo film sperimentale Beauty ha vinto il Powershorts Short Film Competition del Melbourne International Film Festival nel 2017 e il People of Color all’International Cultural Exchange di New York nel 2020.
Ha tenuto mostre personali a New York e Melbourne e i suoi lavori sono stati esposti in collettive in Cina, Stati Uniti, Australia e Canada.
Tiene conferenze nelle principali università e gallerie in giro per il mondo.
L’amore per l’arte le è stato tramandato, sin da piccolissima, dal padre, il professor Yang Jie, che scorgendone il talento e l’interesse l’ha introdotta alla formazione formale in disegno e pittura, mostrandole una vasta gamma di artisti europei, americani e cinesi sia storici che contemporanei.
Laureata in design all’Università di Tsinghua, durante il Master in Belle Arti in pittura all’Università Statale di New York a Buffalo, è iniziato il suo interesse per la filosofia femminista e ha cominciato a creare una serie di dipinti che esploravano la chirurgia estetica. Ha conseguito un dottorato di ricerca in studi visivi, culturali asiatici e di genere presso l’Università di Melbourne.
Ha più volte affermato che l’arte è per lei, il mezzo per propagare le ideologie femministe e funziona come un ponte attraverso il quale comunicare.
I suoi lavori mirano a contrastare le estetiche e le strutture patriarcali, rivelando il loro impatto sui corpi reali.
Vede nel ricorso alla chirurgia estetica la stessa funzione dei regimi storici e sociali che hanno imposto la fasciatura dei piedi a un gran numero di donne cinesi, celebrando la mutilazione delle donne in nome della bellezza.
Col tempo, le sue immagini surreali e inquietanti sono diventate sempre più grandi per evidenziare la natura desensibilizzata e i conseguenti traumi fisici della chirurgia estetica, mettendo in discussione l’idea del “corpo perfetto” e sessualizzato.
Gli standard di bellezza perpetuano l’ansia tra le donne, alimentando un senso di inadeguatezza. La chirurgia estetica, vista come una scelta femminista o come uno strumento patriarcale, è un prodotto del consumismo capitalista.
Mostra le cicatrici che, sul corpo di un uomo possono simboleggiare coraggio o valore, mentre su quello di una donna sono viste come imperfezioni. Ha evidenziato il doppio standard che si utilizza rispetto all’invecchiamento, e di come il concetto di bellezza, modellato da fattori come cultura, società, storia e politica, rifletta spesso le questioni di fondo della discriminazione di genere e di razza.
Credo che l’arte possa contribuire alla consapevolezza mostrando punti di vista che non sempre vengono considerati.
Su Yang insegna presso il College of Visual Arts and Design dell’Università del Nord del Texas.
#unadonnalgiorno