Nei nostri guardaroba abbiamo imparato a collezionare moltissimi tipi di corazze che in diverse situazioni dobbiamo sfoggiare, ma le stesse ci hanno anche plasmato. Quando ero più piccola, avevo necessità di indossarle, ma adesso riesco ad essere al mondo in un certo modo, a modo mio, e delle corazze riesco felicemente a farne a meno, arrivando anche a stare nuda. La mia vita è un punto di forza, ma da intendere come morbidezza, non solo passività, non certo la chiave dell’aggressività che rende qualcuno in una posizione attiva.
Silvia Calderoni, attrice, autrice, performer, dj e importante attivista queer transfemminista.
Artista che travalica schemi, barriere, regole e omologazioni, ha fatto del teatro un’azione politica utilizzandolo come spazio di confronto e dibattito.
Il suo corpo, adoperato come spunto su riflessioni pubbliche su arte e identità, si può considerare un manifesto politico.
È stata anche protagonista di alcune collezioni di Gucci ispirate alla fluidità di genere e della mini serie web Ouverture of Something that never ended, diretta dal regista Gus Van Sant.
Nata a Lugo, in provincia di Ravenna, il 9 settembre 1981, ha iniziato a lavorare da giovanissima con la compagnia Teatro della Valdoca, di cui è stata interprete in diverse produzioni.
Dal 2006 fa parte di Motus, compagnia nomade e indipendente, con la quale ha portato in giro diversi fortunati spettacoli ospitati in numerosi festival nazionali e internazionali.
È stata protagonista di The Plot is the Revolution a fianco di Judith Malina, storica fondatrice del Living Theatre, in uno dei suoi ultimi spettacoli.
Nel 2009 ha vinto il Premio Ubu come miglior attrice under 30.
Ha lavorato anche per cinema e tv ed è comparsa in diversi videoclip musicali.
Oltre che nei teatri, il suo percorso politico, ma anche formativo e artistico, ha preso corpo nella rete degli spazi informali, indipendenti e occupati di militanza culturale.
Con Ilenia Caleo, dal 2015, porta avanti un atelier di ricerca aperto e orbitante che si snoda tra laboratori, residenze artistiche e formati spettacolari. Dal 2017, entrambe, insegnano allo IUAV di Venezia nel Laboratorio di Arti visive. Insieme concepiscono e creano installazioni e progetti nomadi e cross-disciplinari in giro per il mondo. Nel 2022, hanno creato l’istallazione Pick Pocket Paradise per la mostra Espressioni con frazioni al Castello di Rivoli e sono state artiste associate del Padiglione Italia della Biennale Architettura 2023.
È stata oggetto di pesanti critiche da parte di esponenti di destra quando, nel 2020, in un progetto di arte pubblica a Bologna per la campagna La Lotta è Fica, che rappresentava le lotte femministe che intersecano l’antirazzismo, è stato affisso un poster in cui era ritratta in nudo integrale con sei capezzoli con lo slogan Così è (se mi pare).
Il lavoro di Silvia Calderoni è impossibile da confinare all’interno di un solo linguaggio. Sicuramente nasce dal teatro di ricerca come dimensione in cui esprimere una serie di istanze per cui la società non ha ancora alfabeti disponibili. Il suo corpo, materia prima e viva, attraverso cui instaurare un tacito patto tra sé e il pubblico, è strumento che travalica i confini della scena tradizionalmente intesa per toccare mondi limitrofi, come l’arte, la moda e il cinema.
È una delle protagoniste più affascinanti del panorama culturale italiano.
#unadonnalgiorno