Shireen Abu Akleh, giornalista palestinese che ha effettuato numerosi reportage e inchieste sulle tensioni tra palestinesi e israeliani.
È stata una delle voci più importanti sui diritti negati al suo popolo.
Lavorava per il canale in lingua araba Al Jazeera quando è stata uccisa a colpi di arma da fuoco durante un raid militare israeliano nel campo profughi di Jenin in Cisgiordania.
Nata a Gerusalemme il 3 gennaio 1971 da una famiglia araba cristiana palestinese di Betlemme, aveva trascorso molti anni negli Stati Uniti di cui aveva la cittadinanza.
Dopo aver conseguito la laurea in giornalismo alla Yarmouk University in Giordania, era tornata nella sua terra, dove era stata sempre in prima linea a documentare soprusi e violenze nell’interminabile scontro etnico che dal 1947 nega diritti e territori alla popolazione palestinese.
Aveva lavorato per alcuni media locali come Radio Voce della Palestina e la tv satellitare Aman prima di essere assunta, nel 1997, a Al Jazeera, per la quale aveva svolto servizi e collegamenti da Gerusalemme Est, documentando la politica israeliana e i principali eventi accaduti nei Territori come la seconda Intifada.
Era uno dei volti più noti e amati dell’emittente.
L’11 maggio 2022 è stata colpita in faccia da un proiettile che ha centrato l’unico lembo di pelle scoperto dalle protezioni della sua divisa in cui la scritta Press, che la identificava chiaramente come cronista, era ben visibile.
Nei primi momenti che hanno seguito la notizia del suo decesso, la versione data dai funzionari militari israeliani era che fosse stata colpita da un fucile d’assalto di un palestinese durante una sparatoria con le forze israeliane.
Il governo ha anche pubblicato un video che non c’entrava nulla con il luogo in cui la donna è stata ammazzata. Poco dopo, però, è stato però reso noto un altro video in cui l’omicidio viene ripreso in tutta la sua chiarezza e le autorità israeliane sono state costrette a tornare sui propri passi, parlando di legittimo dubbio che fosse stata uccisa da un militare israeliano.
I familiari di Shireen Abu Akleh si sono ritrovati accerchiati dalla polizia israeliana poche ore dopo l’omicidio perché accusati di assembramento non autorizzato.
La negazione del suo eroismo e della sua identità, persino da morta, è stata quando, il 13 maggio 2022, mentre si svolgeva il corteo funebre che trasportava a spalla il suo feretro, la polizia israeliana, dotata di caschi integrali e equipaggiamento tattico, ha aggredito con calci e manganellate la folla attorno alla bara. L’accusa? Avere esposto la bandiera palestinese.
La Federazione internazionale dei giornalisti ha denunciato Israele alla Corte penale internazionale.
Chissà se un giorno questa coraggiosa martire dell’informazione avrà giustizia, intanto il mondo è stato deprivato del suo importante contributo.
#unadonnalgiorno