Per il colore della sua pelle non le sono stati certo risparmiati gli insulti razzisti, accentuatisi quando è diventata capitana della nazionale, ma non si è lasciata travolgere da odio e ignoranza.
Ha sostenuto il professionismo calcistico femminile, chiedendo tutele sociali e previdenziali per le giocatrici.
Nata a Trieste il 27 marzo 1989 da padre congolese e madre italiana, ha cominciato a giocare a pallone a sette anni, a diciassette ha debuttato in serie A e a diciannove in Nazionale.
Nominata UEFA Golden Player nell’europeo del 2008, è una delle otto calciatrici inserite nella Hall of Fame del calcio italiano.
Prima donna vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori dal 2020, è consigliera federale FIGC dal 2018 e fa parte della Commissione Nazionale Atleti del CONI dal 2021. Presiede la commissione Sviluppo Calcio Femminile.
Con la sua passione e il suo talento è stata l’identità del calcio femminile, finalmente libero dall’opprimente paragone con l’equivalente maschile.
Tra Brescia, Paris Saint Germain e Juventus, ha conquistato i palcoscenici più importanti nel calcio per club e internazionale grazie al suo forte carattere e alle sue qualità fisiche e tecniche.
Soprannominata Speedy per la sua velocità superiore alla media, ha debuttato nella nazionale nel 2006, disputando quattro Europei e il Mondiale del 2019. Nel 2008 ha vinto gli Europei con la Nazionale Under 19, unico trofeo conquistato da una Nazionale femminile italiana.
“Porto il numero tre sulla maglia. Il numero tre della nostra bellissima Costituzione. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Grazie presidente”.
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