So che avete visto Schindler’s list quello che è accaduto il 15 agosto in Afghanistan è una cosa simile. Siamo dovuti scappare senza nemmeno prendere gli effetti personali. Avevamo fiducia nei nostri politici ma ci hanno tradito e anche il mondo ci ha tradito. Molti artisti sono fuggiti dall’Afghanistan, ma ci sono migliaia di talenti costretti a nascondersi.
Sahraa Karimi, regista afghana e prima e unica donna presidente dell’Afghan Film Organisation dal 2019.
Nata a Teheran il 21 maggio 1983, studiato in Slovacchia, è la prima e unica donna in Afghanistan ad aver conseguito un dottorato di ricerca in cinema (regia e sceneggiatura) presso la Facoltà di cinema e televisione dell’Accademia di musica e arti dello spettacolo di Bratislava. Light Breeze, documentario che ha realizzato durante il suo periodo in accademia, ha vinto il premio come miglior cortometraggio ai Sun in a Net Awards (il più importante premio cinematografico in Slovacchia).
Tornata in patria nel 2012, ha contribuito a fondare la Kapila Multimedia House per promuovere i registi afgani indipendenti.
Searching for Dream è il suo film documentario d’esordio, ospitato al Dhaka International Film Festival nel 2006.
Il suo film Afghan Women Behind the Wheel ha vinto molti premi nei principali festival di cinema mondiali.
Nel 2019 ha diretto il film Hava, Maryam, Ayesha, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia e nominato come miglior film per il premio Orizzonti.
Sahraa Karimi è stata l’organizzatrice delle proteste contro la demolizione del famoso Cinema Park da parte del comune di Kabul. È stata trascinata via con la forza dalla polizia quando è avvenuto l’abbattimento della storica struttura risalente agli anni ’50 e grande riferimento culturale e sociale. La foto del suo pianto mentre arrivavano i demolitori è diventata virale.
Nell’agosto 2021, in seguito alla caduta di Kabul in mano ai talebani, è stata costretta a fuggire e trasferita a Kiev.
Il suo accorato appello d’aiuto alla comunità internazionale è rimbalzato sui social di tutto il mondo. Chiedeva di non voltare le spalle al popolo afghano, poco prima dell’ingresso dei talebani nella capitale, il 13 agosto 2021.
Stava lavorando a un documentario e realizzando progetti per nove registe indipendenti quando i talebani hanno preso il controllo degli archivi e distrutto il materiale girato.
Come registe eravamo stanche dei cliché e volevamo raccontare la nostra storia da una prospettiva diversa. Dobbiamo far passare la nostra narrazione sull’Afghanistan. Abbiamo incoraggiato le persone a raccontare le loro storie e non avere paura della telecamera. Non volevamo mostrare solo la miseria ma anche la bellezza.
Sahraa Karimi ospite alla Mostra del Cinema di Venezia 2021 con un focus sul suo paese e la proiezione del suo film che vi aveva partecipato due anni prima, ha dichiarato:
“Ho iniziato la mia giornata normalmente, dopo poche ore ho dovuto prendere la decisione più importante della mia vita restare o partire, mentre vedevo il mio Paese crollare. In poche ore tutto si è fermato, improvvisamente tutto è andato distrutto. Non facevamo parte di un gioco politico, eravamo artisti. Avevamo fiducia nei nostri politici ma ci hanno traditi, anche il mondo ci ha tradito. Kabul è una città perduta, le menti più brillanti hanno lasciato il Paese. Alcune senza nessun effetto personale, pensate a un paese senza artisti. Siamo gli ambasciatori della nostra storia e della nostra identità con il nostro cinema e la nostra musica e adesso siamo senza casa. Siamo senza casa, senza un luogo in cui raccontare la nostra storia. Ho sempre pensato che Kabul non potesse cadere, ho scritto una lettera alla comunità cinematografica, i talebani conservano la crudeltà di prima ma si sono fatti più furbi, oggi utilizzano tecnologia e comunicazione. Ho pensato che il mondo dovesse sapere degli artisti che vivono in una dittatura. Per questo chiediamo l’aiuto e l’appoggio di poter raccontare attraverso le vostre voci affinché non vi dimentichiate dell’Afghanistan. Ci sono migliaia di talenti che non sono riusciti a uscire, stanno nascosti e hanno cancellato il loro profili social. Dateci appoggio, non finanziario ma intellettuale, qualcosa che ci possa dare una speranza per sapere che non moriremo, noi meritiamo di vivere in pace e di realizzare i nostri sogni“.
#unadonnalgiorno