Sabrina Efionayi è una giovane scrittrice e attivista per i diritti umani che si è raccontata intensamente nel suo ultimo libro ‘Addio, a domani. La mia incredibile storia vera‘.
È nata a Castel Volturno, degradata zona balneare in provincia di Caserta, il 18 agosto 1999, da Gladys, una giovane nigeriana vittima di tratta il cui nome di battesimo era Esosa e un padre che non ha voluto riconoscerla.
Il nome le è stato dato per omaggiare la figlia della maman di cui Gladys era schiava, mentre il cognome le proviene da un conoscente della madre. È cresciuta tra Castel Volturno e Secondigliano in una allargata famiglia italiana a cui è stata affidata quando aveva soltanto 11 giorni.
Di fatto ha due madri: quella biologica, che vedeva soltanto nelle vacanze estive, perché era riuscita a scappare in Toscana e condurre un’altra vita, e quella italiana, Antonietta Orsino, che l’ha allevata e cresciuta con immenso amore, anche se, di fatto, non è mai stato attuato l’affido legale.
A scuola, dove brillava, nonostante fosse molto timida e riservata, non le sono stati risparmiati i commenti razzisti, il bullismo e lo stigma di essere l’unica bambina nera in un mondo di bianchi.
Durante gli anni del liceo, per combattere le sue inquietudini e rifugiarsi in mondi fantastici, ha cominciato a scrivere, con lo pseudonimo di Sabrinex, su una piattaforma letteraria online grazie alla quale ha avuto un successo inatteso e milioni di visualizzazioni. A sedici anni è stata notata dalla casa editrice Rizzoli che le ha pubblicato il suo primo libro, Over a cui sono seguiti altri due romanzi romanzi young adult, Over 2 e #Tbt indietro non si torna in cui le sue protagoniste erano tutte giovani con la pelle bianca.
Sabrina Efionayi ha fatto un lungo percorso per ritrovarsi, per definirsi, per accettarsi, in una realtà che la considerava bianca per come era dentro, quando andava in vacanza in Nigeria, paese di cui non conosceva la lingua e le abitudini; e nera, per come era fuori quando attraversava le strade della sua città in cui veniva importunata, sessualizzata, come accade a tante donne, peggio se sono nere.
Una condizione esistenziale non facile da definire se la non si porta addosso, così come il peso della verità sulle sue origini che la sua madre biologica le ha raccontato, quando aveva soltanto 11 anni.
È nata e cresciuta in Italia, ha fatto la scuola nel nostro paese, frequentato l’università, eppure, per una strana legge che fatichiamo a cambiare, ha potuto avere la cittadinanza italiana soltanto a 19 anni.
Quando, grazie a un percorso di ricerca e consapevolezza, si è sentita pronta per scrivere la sua storia vera, troppo dolorosa per essere narrata in prima persona, ha cominciato a lavorare a quello che è diventato un caso editoriale che l’ha portata alla ribalta nazionale: Addio, a domani. La mia incredibile storia vera, (Einaudi, 2022).
Da cui è stato anche tratto, Storia del mio nome, straziante e bellissimo podcast in cinque puntate ascoltabile su Spotify.
Ha aperto i cassetti della memoria e ha preso il coraggio di scrivere la sua autobiografia, con una narrazione asciutta, precisa, quasi cinematografica, che ci porta nel mondo di Sabrina, figlia di Gladys, giunta in Italia vestita di sogni infranti dall’obbligo di mettere in vendita il proprio corpo e che, appena nata, l’ha consegnata nelle mani della vicina che è diventata la sua madre affidataria.
Troppo italiana per la famiglia di origine, troppo nigeriana per tanti italiani, per tutta la vita Sabrina Efionayi è stata alla ricerca di un’identità che ha trovato nell’attivismo e scrivendo il suo libro.
Sabrina Efionayi, bella e fiera, con le sue parole chiare, semplici, che arrivano al cuore come stilettate, fa parte delle cosiddette ‘seconde generazioni’, figlie e figli di persone di origine straniera che nel nostro paese sono nate o cresciute che si trovano quotidianamente a fare i conti con lo straniamento e le contraddizioni della vita in casa e quella fuori, in un mondo ancora ostile che rifiuta di riconoscerle. In un mondo in cui ancora esistono confini geografici e culturali, dove le persone non sono riconosciute e rispettate in quanto tali. Un mondo in cui si pensa che alcune vite valgano meno delle altre.
Ma Sabrina Efionayi sta diventando una guerriera che ha imparato anche a lasciarsi andare alla fragilità, cosa che, come le diceva sua madre, alle donne nere non è consentita.
Fatevi un regalo, leggete il suo libro, ascoltate il suo podcast e diffondete il suo nome, la sua storia, il suo esempio, non potrà che generare consapevolezza e dignità.
#unadonnalgiorno