Salendo ho potuto vedere la folla, ma vivendo a New Orleans, in realtà ho pensato che fosse Mardì Gras. C’era una grande folla di persone al di fuori della scuola. Stavano lanciando cose e gridando, e questo tipo di cose succedono a New Orleans al Mardi Gras.
Ruby Bridges, è stata la prima bambina nera a entrare in una scuola riservata soltanto ai bianchi.
Era il 14 novembre del 1960 e Ruby Bridges era una bambina di 6 anni che si apprestava ad affrontare il suo primo giorno di scuola. Non fu accompagnata da nessuno sguardo dolce in un momento tanto importante come il primo giorno di scuola. Fu la prima afroamericana a mettere piede alla William Frantz Elementary School, a New Orleans, in Louisiana, una scuola fino a quel momento esclusivamente per bianchi. All’esterno, una folla inferocita si ribellava lanciandole contro oggetti e improperi.
La schiavitù era finita da un secolo e già dal 1954 la divisione per colore della pelle nelle scuole era diventata anticostituzionale, negli Stati Uniti d’America.
Eppure non è stato facile fare applicare quella sentenza, passeranno ancora molti anni prima che le scuole per bianchi aprano le loro porte a tutti.
Soprattutto nello stato della Louisiana e, in particolar modo nella città di New Orleans, fortemente conservatrice. New Orleans non era nuova ad atti di razzismo violento, nonostante la popolazione, già negli anni ’50 era circa per il 32% nera. Fino a quel momento, non esistevano classi miste, bianchi e afroamericani, erano rigidamente separati, non potevano frequentare gli stessi istituti.
All’arrivo della piccola Ruby gli altri genitori portarono via i propri figli da scuola e gli insegnanti si rifiutarono di fare lezione con lei.
Quel primo giorno Ruby e i federali rimasero tutto il giorno nell’ufficio del preside, la folla impediva loro di recarsi in classe. Così fu anche il secondo giorno, fino a quando un genitore ruppe la rivolta. Era Lloyd Anderson Foreman, che attraversò la folla inferocita stringendo la mano della figlia di cinque anni Pam.
Varcò la porta della scuola e ruppe il boicottaggio. Passarono alcuni giorni e il suo gesto fu seguito da quello di altri genitori, che decisero di riportare i propri figli a scuola.
Ci fu una sola maestra disposta a insegnare alla piccola Ruby, Barbara Henry fu l’unica che non si sottrasse e si offrì volontaria nell’accompagnare la bambina. Per molto tempo, la bambina fu costretta a portare il cibo da casa, per schivare il pericolo di avvelenamento.
Da quel momento, la vita della piccola Ruby Bridges e della sua famiglia, furono costellate di minacce e ritorsioni. Vivevano perennemente sotto scorta, la loro vita era minacciata. Il padre venne licenziato e alla madre fu proibito di fare la spesa in determinati negozi di alimenti. Anche ai nonni furono tolti i terreni che coltivavano come mezzadri.
Ma presto trovarono anche l’appoggio di molti concittadini, non solo neri, ma anche bianchi. Come quei genitori che decisero di opporsi alle proteste e rimandare i propri figli a scuola o il vicino di casa, che offrì un lavoro al padre di Ruby. In molti iniziarono anche a scortare Ruby a scuola, dietro alla macchina dei federali.
Diventata adulta dirà “Non seguire il percorso, vai dove non c’è una strada e creala.”
Bridges, ora Ruby Bridges Hall, vive ancora a New Orleans con suo marito, Malcolm Hall, e i loro quattro figli. Dopo la fine degli studi in un liceo desegregato, ha lavorato come agente di viaggio per 15 anni e in seguito è diventata madre a tempo pieno. Attivista per i diritti delle persone afroamericane, attualmente è presidente della Fondazione Ruby Bridges, che ha fondato nel 1999 per promuovere “i valori della tolleranza, del rispetto e dell’apprezzamento di tutte le differenze”.
Dopo vari riconoscimenti da parte dei presidenti Usa Clinton e Obama, nel 2014, una statua che la raffigura è stata inaugurata nel cortile della Scuola Elementare William Frantz. La stessa scuola nella quale la sua battaglia era cominciata.