«Quando a noi donne accadono cose orribili, cerchiamo di allontanarci, di correre il più velocemente possibile, per poter andare avanti. Puoi avere un callo che ti cresce sull’anima o puoi avere una ferita che non si rimargina. Io di fronte alle esperienze spaventose che ho dovuto subire, le molestie, i tentativi di stupro, le minacce con una pistola, ho sempre proseguito, spinto più in là. Ci sono ricordi che mi terrorizzano ancora, ma è il destino di una donna che vive sulla strada. Ci sono predatori e noi siamo come gazzelle davanti ai leoni. Non siamo ancora in grado nella nostra società di proteggere adeguatamente le donne e i più deboli».
Rickie Lee Jones, cantante, musicista e compositrice che, partita dal folk, ha attraversato, nelle sue continue sperimentazioni, jazz, rhythm and blues, rock, pop e trip-hop.
Una cantastorie che racconta in musica cose fantastiche, terribili e meravigliose, parabole evangeliche e leggende metropolitane, in un miscuglio di verità e finzione.
Le sue canzoni sono state presenti in numerosi film e serie televisive. Ha prodotto 18 dischi, vinto 2 Grammy Awards su otto nomination e venduto milioni di copie senza tradire mai la sua poetica, la sua arte, il suo personalissimo stile ribelle che non si è piegato, negli anni, a povertà, violenza, dipendenza, ostilità del mondo maschile, fasti e cadute.
Più di quarant’anni scanditi da successi, riconoscimenti internazionali e collaborazioni con i più grandi nomi della musica.
Nata l’8 novembre 1954 a Chicago, suo padre era musicista e i nonni paterni cantanti e ballerini di vaudeville. Ha trascorso un’infanzia non facile in Arizona ed è scappata di casa a 14 anni, girovagando per gli Stati Uniti prima di approdare a Los Angeles dove ha iniziato a esibirsi con performance folk prettamente vocali e dove, nel 1977 ha conosciuto Tom Waits, con cui ha avuto un’intensa e devastante relazione artistica e sentimentale, frequentando artisti, malviventi e naufraghi del sogno americano.
Il suo primo disco, omonimo, è uscito nel 1979, col singolo Chuck E’s in Love ha venduto oltre un milione di copie e vinto il Grammy Award come miglior esordio. Un rock raffinato, fatto di ballate intrise di blues, incursioni nel jazz, con liriche intense, vicine allo spirito della beat generation e di vocalizzi d’alta classe.
È stato un momento magico, anticipato da un’esibizione al Saturday Night Live che aveva entusiasmato il pubblico statunitense. La critica la osannava e le sono state dedicate le copertine di diverse importanti riviste. Quando la celebre Annie Leibovitz l’ha ritratta per la prima volta per Rolling Stone le aveva detto:«Con Mick Jagger, sei la persona più sexy che abbia mai fotografato».
È stata la prima artista, due anni prima della nascita di MTV, su cui una casa discografica ha investito per la realizzazione di un video musicale dalla qualità cinematografica. Un cortometraggio che conteneva tre brani dell’album di esordio e che veniva trasmesso su teleschermi collocati nei negozi di dischi.
Quando la relazione con Tom Waits è finita, è caduta in una cupa depressione che l’ha fatta sprofondare nell’alcol e nella droga.
Alla fine degli anni Settanta, l’epoca della disco music, quando cantanti e musiciste venivano relegate spesso al ruolo di modelle sexy o di pure interpreti al servizio di autori o produttori uomini, ha scompaginato le carte imponendo la sua personalità, il suo stile, la sua immagine e una coraggiosa indipendenza artistica.
Per tutti gli anni Ottanta, ha continuato a sperimentarsi con generi e artisti diversi, in una contaminazione tra canzone d’autore e jazz in album sempre diversi. Ma, tra guai familiari e problemi di dipendenze, per un periodo è scomparsa dalle scene.
A metà anni novanta ha cominciato a interessarsi al trip hop e all’elettronica. Ascoltando Tricky e Massive Attack ha scoperto la possibilità di una nuova tavolozza di colori e superato il suo blocco creativo. Insieme al musicista Rick Boston ha messo insieme Ghostyhead, un album di cantautorato elettronico decisamente in anticipo sui tempi.
L’elettronica ha creato l’ambiente ideale che le ha fatto ritrovare la sua voce di cantastorie: le sue creature fatate, i suoi racconti incredibili, le storie tra sogno e veglia che hanno ritrovato colore e vigore grazie a un approccio nuovo alla composizione.
Tra alti e bassi, sparizioni e grandi ritorni, ha continuato a produrre musica e a esibirsi in tutto il mondo. La sua ultima fatica, del 2023, si intitola Pieces of Treasure.
Nel 2021 è uscita la sua autobiografia, Last Chance Texaco: Chronicles of an American Troubadour, in cui racconta, mettendosi a nudo, le grandi sfide affrontate. La famiglia cresciuta tra povertà, tragedie e le sue traumatiche esperienze. I continui e inspiegabili traslochi, gli scoppi di violenza del padre, un incidente che ha reso per sempre invalido suo fratello. Affronta il lato oscuro del movimento giovanile anni Sessanta intessuto di ideali e tuttavia schiavo di pregiudizi e comportamenti sessisti e rapaci. Ha raccontato del periodo buio delle sue dipendenze che ne hanno messo a rischio vita e carriera e il confronto con un mondo pregno di preconcetti sessisti. Se le rockstar maschili vengono quasi mitizzate per i loro vizi, le donne sono trattate con un senso di disprezzo.
La sua musica ha influenzato artiste come Susan Vega, Tori Amos, Norah Jones, KT Tunstall, Jewel e molte altre.
Nel 2001 è stata l’organizzatrice della comunità web Furniture for the People, che si occupa di giardinaggio, attivismo sociale, scambio di musica clandestina e politica di sinistra.