Renata Fonte, politica e ambientalista che ha pagato con la vita il suo impegno civile.
Si era opposta alla speculazione edilizia nel territorio di Porto Selvaggio e per questo è stata ammazzata, aveva 33 anni.
Nata a Nardò il 10 marzo nel 1951, ancora giovane, decise di entrare in politica, tra le fila del Partito Repubblicano Italiano.
Eletta alle elezioni amministrative del 1982, è stata la prima assessora di Nardò, prima alle finanze e in seguito alla pubblica istruzione, cultura, sport e spettacolo.
Era anche responsabile della cultura nel direttivo provinciale del partito.
Alla guida del Comitato per la Tutela di Porto Selvaggio, aveva scoperto illeciti ambientali e tentativi di speculazione. Si oppose con tutte le sue forze alla lottizzazione cementizia in quello che poi divenne Parco naturale regionale.
Aveva pestato troppi piedi e si era fatta troppi nemici, non demordendo davanti alle minacce, è stata uccisa con tre colpi di pistola nella notte del 31 marzo 1984. Stava rientrando a casa dopo una seduta del consiglio comunale.
L’assassinio di Renata Fonte è stato riconosciuto dal Ministero dell’Interno come il primo omicidio di mafia nel Salento.
Il mandante era stato un suo rivale politico, Antonio Spagnolo, condannato all’ergastolo e definito dai giudici come “un uomo capace dunque di passare – letteralmente! – sul cadavere del suo avversario pur di raggiungere un obiettivo; è il trait d’union più idoneo anche per quella ignobile fauna di pseudo industriali, possidenti, imprenditori edili, “benestanti” che attraverso di lui cercano di realizzare sempre più grandi profitti.“
Da varie collaborazioni è nata, successivamente, la “Rete Antiviolenza Renata Fonte” che ha visto per la prima volta la collaborazione del Ministero dell’Interno con quello delle Pari Opportunità.
A Renata Fonte sono stati intitolati premi, piazze, la scuola di politica della Fondazione Benvenuti in Italia di Torino.
Anche un’orchidea porta il suo nome.
Nel 2006 è stato istituito il Parco naturale regionale Porto Selvaggio e Palude del Capitano, inserito nell’elenco dei «100 luoghi da salvare» dal FAI–Fondo per l’Ambiente Italiano.
Questa donna tenace e coraggiosa a cui è stata strappata la vita per aver difeso la sua amata terra, non deve essere dimenticata.
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