Paola Lombroso, giornalista e studiosa della letteratura per l’infanzia, vissuta a cavallo fra Otto e Novecento.
È stata l’ispiratrice del progetto editoriale da cui è nato il Corriere dei Piccoli.
Nata il 14 marzo del 1871, da Cesare Lombroso e da Nina De Benedetti, entrambi di origine ebraica, a Pavia, nella cui Università il padre era docente di Antropologia e Clinica delle malattie nervose e mentali e di Antropologia, Igiene pubblica e Medicina legale.
Fin da adolescente mostrò un carattere ribelle e ideali progressisti. Abbandonati gli studi dopo il diploma, iniziò a scrivere per l’Archivio di psichiatria, la rivista scientifica fondata dal padre nel 1880.
Nel 1889 sposò un allievo di suo padre, Mario Carrara, medico legale, uno dei pochi docenti universitari che si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo.
I suoi interessi orbitarono sempre attorno ai diritti dei bambini, alla pedagogia e alla letteratura dell’infanzia.
Pubblicò diversi libri sul tema: Saggi di psicologia del bambino (1894), Il problema della felicità (1900), La vita dei bambini (1904).
Nel 1896, fondò insieme alla sorella Gina, scrittrice, l’istituzione torinese Scuola e Famiglia, per combattere l’analfabetismo dei più piccoli.
L’attenzione verso la salute fisica e psichica del fanciullo, intesa come primo passo per l’elevazione umana e sociale delle classi subordinate e base per una società migliore, fu una costante della sua azione educativa e letteraria.
In concomitanza al suo impegno sul campo, scrisse molto, per varie riviste letterarie e culturali. Scrisse per riviste socialiste e per l’Avanti! sostenendo i diritti delle classi sociali subalterne, impegno che le costò una condanna a tre mesi e mezzo di carcere, poi commutati in ammenda.
Il suo maggiore interesse fu, però, il giornalismo per l’infanzia.
Partecipò al Giornalino della Domenica di Vamba e, nel 1906, elaborò il progetto editoriale del Corriere dei Piccoli col grande desiderio di avvicinare alla lettura, i bambini, che sarebbero diventati i fautori di un reale cambiamento.
Il suo scopo era riconsiderare la letteratura dell’infanzia a partire dai gusti dei piccoli lettori e insegnare divertendo.
Si rivolse al Corriere della Sera dopo che il giornale del suo partito aveva rifiutato la sua idea. Fece tante ricerche, studiò i periodici anglosassoni e francesi, ebbe l’intuizione del ruolo centrale che avrebbero dovuto avere le immagini e il fumetto. Immaginò uno spazio per i concorsi (novità assoluta per l’Italia), giochi per educare i lettori alla manualità, rubriche curate da scrittori che sapessero raccontare il mondo con stile accattivante. Individuò una rosa di potenziali collaboratori e strutturò la rivista nella forma che rimarrà pressoché inalterata quando raggiungerà il pubblico, nel 1908.
Ma quando si decise di iniziare i lavori veri e propri della pubblicazione, non venne nominata direttrice, perché era una donna.
Gli editori affermarono: «Con una donna non potremmo avere quella libertà di rapporti necessaria con tutti colori ai quali si affida una simile responsabilità e che invece si può avere con un uomo. Mai è stata finora affidata a una donna la responsabilità di un giornale sia pure per ragazzi, le famiglie non capirebbero e non gradirebbero».
In realtà, già a partire dalla fine dell’Ottocento, giornaliste come Matilde Serao, Ida Baccini e Emma Perodi avevano diretto quotidiani e periodici.
Il nome di Paola Lombroso non comparve mai sulla pubblicazione e, nel piccolo spazio che le fu affidato, dopo varie lotte e trattative vane, dovette firmarsi con lo pseudonimo di Zia Mariù, con cui curò la rubrica Corrispondenze, e scrisse alcuni racconti.
Nonostante tutto riuscì comunque a lasciare il segno. Varò l’idea delle “Bibliotechine rurali” per promuovere la lettura e raccogliere fondi per famiglie e scuole disagiate.
La redazione non sopportò il suo spirito intraprendente che aveva fatto diventare la rubrica un angolo quasi indipendente del giornale. La scrittrice, a sua volta, stanca delle censure preventive che la direzione operava sulla posta, interruppe la collaborazione nel 1912.
Negli anni successivi, questa donna agguerrita e testarda non si fermò.
Allestì un asilo per i figli dei soldati in guerra senza parenti – l’edificio si trasformerà nella Casa del Sole, che accoglieva i figli dei tubercolotici – e si impegnò in attività culturali, continuò le “Bibliotechine rurali”, pubblicò alcuni libri di storie per bambini con lo pseudonimo che l’aveva resa famosa, Zia Mariù.
Con l’avvento del Fascismo e poi della Seconda guerra mondiale, in quanto ebrea, fu costretta a fuggire in Svizzera. Rientrò dopo la Liberazione e continuò i suoi studi sull’infanzia fino alla sua morte, avvenuta il 23 gennaio del 1954.
Il suo contributo rimase sconosciuto al grande pubblico fino agli anni Settanta.
Nel 1990 Delfina Dolza scrisse una biografia delle sorelle Lombroso, Essere figlie di Lombroso. Due donne intellettuali tra ‘800 e ‘900.
Negli anni Duemila, vari studiosi hanno scritto sulla straordinaria figura di Paola Lombroso, esempio di intellettuale illuminata che ha sempre agito per migliorare la società attraverso la conoscenza, stimolando alla lettura a partire dall’infanzia.
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