Le persone nere sono corpi spersonalizzati, senza identità, pensieri, opinioni. Le persone nere sono a tratti degli invasori, oppure dei cuccioli da salvare. Sono da sfruttare, oppure da nominare per appuntarsi la propria medaglietta di ‘antirazzista perfetto’. Le persone nere sono, per esempio, quello a cui ho dato l’elemosina e che deve essere il protagonista del mio post su Facebook.
Oiza Queens Day Obasuyi è un’esperta di diritti umani, migrazioni e relazioni internazionali. Laureata in Global politics and international relations presso l’Università di Macerata, collabora con The Vision, Jacobin Italia e Internazionale.
Utilizza i social per discutere e proporre riflessioni legate al razzismo nel nostro Paese. Collabora con CILD, organizzazione no-profit che difende e promuove i diritti e le libertà, unendo attività di advocacy, campagne pubbliche e azione legale.
Nei suoi lavori, studia e indaga le dinamiche che si innescano in un’Italia sempre più ricca di diversità, tra nuove cittadinanze e migrazioni, cercando di decostruire razzismo, stereotipi e pregiudizi.
Nata ad Ancona nel 1995, ha esordito nella scrittura con Corpi estranei del 2020, saggio femminista e antirazzista in cui evidenzia il razzismo sistemico su un piano politico, culturale e sociale attraverso il suo vissuto di donna afro-discendente che tenta di smascherare i meccanismi e le carenze della nostra classe dirigente.
Lo ha fatto cambiando il punto di vista, ascoltando le voci di chi per troppo tempo è stato chiamato in causa senza poter parlare, come un corpo estraneo.
Ripercorrendo la storia politica e culturale italiana, prova a smantellare il sistema di esclusione e discriminazione in cui viviamo, per denunciare un Paese culturalmente arretrato nel rapporto con le minoranze etniche e le migrazioni.
Un paese che banalizza il suo passato coloniale, giustificando il razzismo parlandone come forma di ‘ignoranza’, pensando sia normale affrontare viaggi che mettono a rischio la vita per arrivare in Europa, e considerando il caporalato un evento a margine della società.
Il razzismo è un fenomeno complesso da decifrare soprattutto per chi, non appartenendo a una minoranza etnica, difficilmente lo coglie e spesso, anzi, lo perpetua senza rendersene conto.
Non è un episodio isolato ma parte integrante di un sistema basato su disuguaglianze sociali e che necessita una rivoluzione culturale che parta dal riconoscimento delle sfumature più che dei casi eclatanti, più facilmente riconoscibili.
Rendersi conto di essere stati assuefatti da una cultura che ha disumanizzato completamente le persone nere e che non le vede come parte integrante di questo Paese è il primo passo per decostruire le micro-aggressioni che fanno parte di un razzismo invisibile.
Il razzismo non è un blocco unitario e immediatamente riconoscibile, assume diverse forme a seconda dei contesti. Una persona nera in un contesto a maggioranza bianca cresce con la consapevolezza che l’aspetto esteriore – il colore della sua pelle – sarà cruciale nel rapporto con gli altri, nei colloqui di lavoro, negli incontri per l’acquisto o l’affitto di un appartamento, sull’autobus, nei rapporti con le forze dell’ordine e perfino nella burocrazia, avere origini diverse comporta difficoltà enormi nell’ottenimento dei documenti.
Il razzismo è strutturale e gerarchico, una piaga sociale che ha alle spalle una storia di colonialismo e segregazione.
Ha a che fare con la gentrificazione dei quartieri, la creazione di marginalità, l’emanazione di leggi liberticide che colpiscono le classi sociali più svantaggiate e razzializzate della società, la mobilità internazionale per pochi e la creazione delle frontiere.
È necessario, quindi, dare alla luce nuove narrazioni, cercando di comprendere un punto di vista differente e una diversa chiave di lettura della società in cui viviamo. Ascoltare e dare voce, spazio e visibilità a persone che per troppo tempo sono state ignorate. Affinché non siano più dei corpi estranei, come appunto ci racconta Oiza Q. Obasuyi ogni giorno, col suo incessante attivismo, i suoi articoli e i suoi post.
#unadonnalgiorno