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Naomi Wolf

Naomi Wolf

Nell’intimo della maggioranza delle occidentali – autocontrollate, attraenti e di successo – c’è una corrente segreta che avvelena la loro libertà: una vena oscura, pervasa da nozioni di bellezza, che suscita odio di sé, ossessioni fisiche, terrore di invecchiare, paura di perdere il controllo.

Naomi Wolf, giornalista, scrittrice e consulente politica, è l’autrice dei testi femministi più venduti degli Stati Uniti.

Il libro che l’ha resa nota in tutto il mondo è stato Il mito della bellezza (The Beauty Myth) del 1991, un saggio che aveva scosso l’Occidente rivelando quanto i canoni estetici possano costituire una prigionia per le donne.

Grazie a questo testo, definito dal New York Times uno dei 70 libri più significativi del secolo, è diventata la portavoce della terza ondata del movimento femminista.

Nata a San Francisco, il 12 novembre 1962, Naomi Wolf si è laureata a Yale nel 1984 ed è stata ricercatrice a Oxford.

La sua carriera giornalistica è iniziata nel 1995, quando ha iniziato a trattare argomenti come l’aborto, il movimento Occupy Wall Street e l’ISIS.

Ha scritto per giornali come The Guardian, The Huffington Post, The New York Times, The Wall Street Journal, The Washington Post, Glamour, Ms. e altri ancora.

È stata consulente politica di Al Gore e Bill Clinton.

Tra le sue pubblicazioni più celebri ci sono il bestseller The End of America (2007) e Give Me Liberty (2008).

In Italia, oltre a Il mito della bellezza, ristampato nel 2022 dalle Edizioni Tlon a cura di Maura Gancitano e Jennifer Guerra, nel 2015 è stata pubblicata anche la traduzione di Vagina da Mondadori.

Il pensiero espresso nelle pagine del suo libro più noto, parla di un’assenza di giustificazioni legittime, storiche o biologiche per il mito della bellezza, che è solo una questione di potere. Assoggettate dal bisogno di apparire belle, dagli anni Ottanta le donne hanno iniziato a perdere drasticamente peso, sottoporsi a interventi chirurgici sempre più invasivi, investendo in cosmetici carissimi e adottando look scomodi. Una sorta di prigione in cui si sono recluse, senza possibilità di redenzione.

Un libro che è ancora tragicamente attuale, nonostante spesso siano proprio la moda e la pubblicità a proporre esempi di bellezza non convenzionali. A questa deriva si sono aggiunti i social, che molto spesso sbandierano una bellezza artificiale e ulteriormente “ritoccata” attraverso i filtri, con lo scopo di offrire immagini di perfezione che le donne adoperano anche per imporsi come influencer.

In passato, come nel presente, il mito della bellezza è quel fenomeno atto a mantenere una gerarchia di potere, a separare ruoli, a contenere desideri, anche nella società contemporanea, nonostante i tanti messaggi di body positivity e empowerment femminile.

«Le donne si sentono libere?». Rispondere a questa domanda che aveva posto nel suo testo significa far emergere il complesso intreccio fra bellezza, potere e oppressione, fra corpi e imperativi economici e sociali.

Per amor di cronaca bisogna ricordare che Naomi Wolf si è resa anche protagonista di controverse campagne complottiste soprattutto riguardo all’epidemia di Ebola nell’Africa occidentale. Si è anche fatta notare per aver criticato i vaccini anti-COVID-19 tanto che il suo account Twitter, nel giugno 2021, è stato sospeso per aver pubblicato disinformazione anti-vaccino.

 

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