Grazie alla scrittura posso mettere insieme i pezzi che formano la mia identità in modo più o meno armonico e scoprire i conflitti che esistono in ognuno di essi. Se l’identità fosse un patchwork costituito da diversi pezzi di scrittura, sarebbe il meccanismo che mi permette di metterli insieme.
Najat El Hachmi è una voce eminente della nuova letteratura catalana.
Il suo attivismo, identitario e femminista, si dipana e sostanzia nella complessa esperienza che vivono le generazioni a cavallo di diverse culture e nel tentativo di conciliare le differenze per vivere appieno la contemporaneità.
Per difenderci dall’islamofobia neghiamo il terribile maschilismo da cui proveniamo.
Nata a Nador, in Marocco, il 2 luglio 1979, a otto anni si è trasferita a Vic, in Catalogna, dove suo padre viveva già da tempo.
La scrittura, sin da giovanissima, ha costituito il mezzo per avvicinare i due mondi ai quali sente di appartenere.
Laureata in filologia araba all’Università di Barcellona, il suo primo libro Yo también soy catalana, uscito nel 2004, è stato scritto in catalano e successivamente tradotto in spagnolo. Un testo autobiografico in cui affronta temi come la memoria, la condizione femminile, la lingua, l’identità e la religione.
Il successo è arrivato nel 2008 con L’últim patriarca, tradotto in italiano col titolo La città degli amori infedeli che ha vinto il Premio Ramon Llull, il più importante della letteratura catalana, il Prix Ulisse nel 2009 ed è stato finalista per il Prix Mediterranee Étranger 2009.
Nel 2011 ha pubblicato La caçadora de cossos (La casa dei tradimenti) e quattro anni dopo La filla estrangera con cui ha vinto il Premio Sant Joan.
Nel 2021 si è aggiudicata il Premio Nadal di narrativa in lingua spagnola con il romanzo El lunes nos querrán che in italiano ha il titolo di Lunedì ci ameranno.
Nei suoi libri tocca temi come la condizione delle donne, in particolare delle musulmane, la loro accondiscendenza, il processo d’integrazione della popolazione magrebina in Spagna, lo scontro fra mondi, culture e generazioni, il senso comunitario che si avverte maggiormente nelle periferie.
Le sue protagoniste si muovono sempre ai margini, in una sorta di terra di nessuno, dal punto di vista identitario e delle condizioni materiali. Devono affrontare famiglie dai valori patriarcali radicati e mai messi in discussione e, quando si affacciano al resto della società in cui vivono, si accorgono che l’uguaglianza non è alla loro portata in quanto figlie di immigrati. Non appartengono a due mondi perché ne esiste uno solo, segnato da innumerevoli confini invisibili con cui, ogni giorno, devono confrontarsi e provare ad attraversare.
Najat El Hachmi è profondamente calata nelle rivendicazioni identitarie della Catalogna. È stata tra le persone firmatarie del manifesto a favore del federalismo e sostenuto la coalizione elettorale di sinistra Cataluña Sí se Puede.
#unadonnalgiorno