Mya Yi è stata una vigorosa attivista per l’indipendenza della Birmania. Si è opposta, dapprima, alle autorità coloniali britanniche e, successivamente, ai giapponesi che invasero il suo paese nella seconda guerra mondiale.
Si unì alle forze di resistenza per scacciare l’esercito invasore.
Si narra che portasse con sé sempre una spada per difendersi e una boccetta di veleno, in caso cadesse prigioniera.
Nel 1944, attraversò a piedi territori detenuti dai nemici e superate le montagne, arrivò nell’India controllata dagli inglesi per continuare la sua lotta contro i giapponesi.
Mentre procedeva, si fasciava le ferite con le strisce del suo sarong rifiutando categoricamente le offerte degli uomini di portarla in braccio.
In India, ha contribuito a informare la popolazione sui comportamenti dei giapponesi diffondendo opuscoli sulla Birmania che spiegavano nel dettaglio come questi stessero soggiogando la popolazione.
Sebbene avesse in programma di tornare in Birmania con suo marito, dopo la nascita del suo primo figlio, riuscì a farvi ritorno solo nell’ottobre del 1945, dopo la fine della guerra.
Per tutta la sua vita ha lottato, prima per l’indipendenza e poi contro i regimi militari del paese.
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