Mina Mezzadri è stata la prima donna a diventare regista teatrale in Italia.
Ha combattuto per un teatro scevro da condizionamenti, che potesse diventare strumento di espressione artistica e di analisi sociale e politica.
Partendo dal Piccolo Teatro della Città di Brescia, negli Anni Sessanta è stata fondatrice della Compagnia della Loggetta, costruendo dal nulla, insieme con pochi altri intellettuali, quello che sarebbe diventato, in seguito, il Teatro Stabile.
Negli anni Sessanta e Settanta, ha portato in scena numerosi testi classici assieme a autori allora sconosciuti in Italia come Jean Genet o Georg Büchner.
Uscita dalla Loggetta nel 1969, ha fondato il Teatro Tre con Delia Bartolucci e Franco Sangermano.
Controcorrente e contraria a qualsiasi forma di potere, Mina Mezzadri ha innovato il modo di fare regia in Italia e sviluppato un particolare filone, il teatro documento, organizzando, negli anni Settanta, serate alle quali partecipava non solo un pubblico di specialisti ma anche semplici curiosi, dando vita ad accesi dibattiti.
È stata drammaturga, tra i suoi testi ci sono: Eloisa ed Abelardo, dedicata alla storia d’amore tra il chierico e la sua allieva, Lettera a una professoressa e L’obbedienza non è più una virtù sulla vita di don Lorenzo Milani. Il suo ultimo spettacolo è stata una rielaborazione del “Riccardo III” di William Shakespeare: “L’inverno di Diderot“. Pagine freschissime, scritte a più di 80 anni, in cui riafferma con forza il «paradosso di Diderot» (contro l’immedesimazione dell’attore nel personaggio) e a favore dello «straniamento» poi codificato da Brecht, «senza fedi né ideali, dove tutto muta senza ragione e un pensiero, un sentimento, si consumano in un giorno».
Cresciuta negli anni in cui i migliori guardavano a Visconti e a Strehler, è stata pioniera della regia al femminile, facendo scuola in molti modi. Ha partecipato alla Biennale di Venezia e ricevuto tanti riconoscimenti. Da qualche anno le è stato intitolato quello che era il Teatro Santa Chiara dove l’esperienza della Loggetta ha vissuto alcuni dei suoi momenti più esaltanti.
È stata un’artista originale, rigorosa, con una solida base culturale di stampo umanistico. Donna di rara intelligenza e di acuto spirito, regista inflessibile dalla libertà spiazzante.
È morta il 19 agosto 2008 a 81 anni.
La sua vasta biblioteca è stata acquisita dalla “Fondazione Castello di Padernello” che ha curato la catalogazione dei suoi volumi.
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