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Mila Schön

Mila Schön
Fashion designer Mila Schon sitting watchful in her atelier. Milan, 1969. (Photo by Giorgio Lotti/Mondadori via Getty Images)

Io noto solo il brutto delle cose, eliminandolo rimane il bello.

Mila Schön, importante protagonista del mondo della moda, ha contribuito a esportare in Made in Italy nel mondo.

La sua ricerca è stata un perfetto connubio tra abiti e arte. Si è distinta per un nuovo e personalissimo stile, elegante e sobrio.

È stata l’inventrice del double face.

Ha dato vita a collezioni, entrate nella storia, ispirate e dedicate a importanti artisti mantenendo uno stile essenziale in cui protagonisti erano i colori e le forme geometriche.

Maestra del buon gusto, attenta a cogliere tutte le novità della ricerca, ha portato la sperimentazione in sartoria inventando nuovi linguaggi.

Con eleganza e un lusso silenziosamente opulento ha vestito le donne più famose dei suoi tempi.

Nominata Commendatrice della Repubblica, ha ricevuto il Leone d’Oro alla mostra di Venezia premio speciale della moda nel 1985 e la Civica Benemerenza del Comune di Milano.

Era nata col nome di Maria Carmen Nutrizio, a Trau, in Dalmazia, il 28 settembre 1916. Quattro anni dopo, nel 1920, si era trasferita a Trieste e poi a Milano dove ha iniziato la sua attività di confezioni mantenendo il cognome dell’ex marito, Aurelio Schön, sposato durante la seconda guerra mondiale, quando era sfollata a Novara, da cui ha avuto il figlio Giorgio.

Trovandosi in difficoltà economiche non voleva rinunciare all’eleganza di quando era ricca e aveva cominciato a disegnarsi gli abiti copiando i modelli dei grandi stilisti francesi. Le sue creazioni erano poi piaciute alle sue amiche e da lì è iniziata una vera e propria attività che l’ha portata a diventare, in breve, una grande protagonista della moda. Sebbene non sapesse tagliare né cucire, possedeva un’eleganza e un gusto innato.

Ha aperto il suo primo negozio nel 1958 a Milano e nel 1965 ha sfilato per la prima volta a Firenze a Palazzo Pitti, dove si è imposta soprattutto nel prét-à-porter di classe, ricevendo ottime recensioni anche dal New York Times.

La sua prima collezione monocromatica basata su oltre 20 sfumature di viola, molto apprezzata dall’International Herald Tribune che l’aveva definita The Italian Coco Chanel, ne ha consacrato il successo internazionale.

Nel 1966 ha aperto la prima boutique in via Montenapoleone e si è aggiudicata il Neimann Marcus Award, l’Oscar del colore a Houston.

Negli anni Settanta, sinonimo universale di eleganza, ha dato vita alle prime collezioni maschili, seguite da ogni sorta di accessori, borse, calzature, cravatte, foulard e il famoso profumo Haute Couture. Nel frattempo il suo marchio aveva fatto il giro del mondo, arrivando fino in Giappone.

Ha anche disegnato le divise per le hostess dell’Alitalia e dell’Iran Air.

Appassionata collezionista d’arte, ha sviluppato uno stile in cui dipinti e sculture si fondevano con i tessuti per diventare abiti ricercati dalle  linee essenziali.

Le sue creazioni, a metà strada tra la sartoria e l’arte contemporanea, hanno fatto parte della mostra Cubism and Fashion del Metropolitan Museum di New York, dove un suo abito è ancora esposto nella collezione permanente.

Negli anni Novanta ha ceduto il marchio a un’azienda giapponese mantenendo la direzione creativa.

Nel 2008 nel Palazzo Reale di Milano le è stata dedicata una mostra antologica.

Si è spenta il 5 settembre 2008 a Quargnento, in provincia di Alessandria.

#unadonnalgiorno

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