Mia Farrow, attrice statunitense che ha recitato in più di 50 film e vinto numerosi premi, è stata tra le cento persone più influenti al mondo per la rivista Time nel 2008.
Nota per il suo grande impegno umanitario e ambasciatrice dell’UNICEF dal 2000, ha lavorato in diversi paesi africani, compiendo missioni anche in periodo di guerra e condotto battaglie per l’ambiente e i diritti umani.
È nata col nome di María de Lourdes Villiers Farrow a Los Angeles, il 9 febbraio 1945, dal regista australiano John Farrow e l’attrice irlandese Maureen O’Sullivan. Da piccola è stata afflitta dalla poliomielite e ha trascorso un anno in un polmone d’acciaio.
La popolarità è arrivata nel 1964 con il celebre serial tv Peyton Place, accanto a Ryan O’Neal.
Il primo ruolo cinematografico che l’ha vista protagonista è stato nell’horror Rosemary’s Baby di Roman Polański, nel 1968. Da quel momento ha recitato in film che hanno fatto la storia accanto a colossi del cinema di tutti i tempi come Elizabeth Taylor, Robert Mitchum, Dustin Hoffman, Robert Redford, per citarne solo qualcuno.
Negli anni Ottanta, la sua relazione sentimentale e lavorativa con il regista Woody Allen l’ha vista ricoprire ruoli importanti per oltre un decennio in molti suoi film. Le strade professionali dei due si sono divise in maniera burrascosa dopo che il regista ha intrapreso una relazione con la figlia adottiva Soon-Yi.
In quegli anni ha abbandonato le scene per dedicarsi completamente all’attivismo.
Ha promosso campagne per proteggere i diritti umani nell’Africa sub-sahariana (soprattutto quelli dell’infanzia nelle regioni sede di guerre o conflitti), ha raccolto fondi contro la poliomielite e si è recata in Angola e nel Darfur durante il conflitto armato, producendo reportage fotografici e articoli per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale.
Per il suo lavoro umanitario è stata insignita con diversi premi.
Il suo terzo viaggio in Darfur è avvenuto nel 2007, con una troupe cinematografica impegnata nella realizzazione del documentario On Our Watch. Nello stesso anno, ha co-fondato la campagna pubblicitaria Olympic Dream for Darfur, che ha attirato l’attenzione sul sostegno della Cina al governo del Sudan, con l’intento di mettere il paese in imbarazzo alle Olimpiadi di Pechino, durante le quali ha trasmesso da un campo profughi sudanese per denunciare la situazione in cui versava la regione.
Fa parte del consiglio del “Darfur Women Action Group“, organizzazione senza scopo di lucro con sede a Washington.
Nel 2009 ha prestato la propria voce come narratrice del documentario As We Forgive, che racconta la lotta delle persone sopravvissute al genocidio del Ruanda, uno dei più sanguinosi episodi della storia dell’umanità del XX secolo. Per mostrare la sua solidarietà ha fatto uno sciopero della fame, ingerendo esclusivamente acqua, per dodici giorni.
Nell’agosto 2010, ha testimoniato nel processo contro Charles Taylor, ex presidente della Liberia, presso la Corte speciale per la Sierra Leone.
Mia Farrow ha contribuito a costruire gli archivi del Darfur, che documentano le tradizioni culturali delle tribù della provincia: canzoni, balli, storie per bambini, metodi di coltivazione e resoconti di genocidio nei campi profughi della regione. Sono conservati nell’Università del Connecticut.
Nel febbraio 2015 è apparsa in un episodio di A Path Appears, una serie di documentari della PBS dei creatori del movimento Half the Sky: nell’episodio si reca a Kibera, la più grande baraccopoli keniota, per condividere storie di organizzazioni che forniscono istruzione alle ragazze a rischio.
Nel 2014 ha partecipato alle proteste contro l’azienda petrolifera Chevron Corporation che provoca gravi danni ambientali nella foresta pluviale sudamericana.
Mia Farrow ha 14 figlie e figli, di cui quattro biologici e dieci adottati. Ma ne ha persi tre: Tam, morta a 17 anni per un’overdose di farmaci nel 2000, Lark, morta di complicazioni in seguito all’AIDS nel 2008 e Thaddeus che si è suicidato nel 2016.
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