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Matteuccia da Todi. La prima donna condannata per stregoneria

Matteuccia da Todi
Unguento unguento, mandame a la noce de Benivento, supra agua et supra vento et supra at omne maltempo.
Matteuccia da Todi è stata la prima italiana processata e condannata per stregoneria, nel 1428. 
Il suo nome era Matteuccia di Francesco ed era nata a Ripabianca nel 1388.
Era una Domina Herbarum, esperta conoscitrice delle erbe e capace di preparare unguenti e infusi con cui, recitando formule magiche, guariva  dalle malattie del corpo e dell’anima.
Pare che i suoi rimedi fossero davvero efficaci e che sempre più persone, provenienti da ogni luogo dell’Umbria, si rivolgessero a lei per beneficiarne.
Somministrava intrugli composti di erbe, capelli, polvere di rondini, animali morti, impiegava immagini di cera oppure oggetti consacrati.

Era anche usa fare e disfare fatture, a cui si attribuiva l’origine di molte malattie fisiche e psichiche.

Tra i suoi clienti e protettori c’era Braccio Fortebracci, celebre condottiero e signore di un ampio territorio umbro. Secondo alcuni studiosi fu proprio questa amicizia a decretare la sua condanna a morte.

Pare che venne accusata di stregoneria proprio per colpire l’uomo che spadroneggiava nell’Italia centrale ai danni di Papa Martino V o forse perché era una donna scomoda che attirava troppo l’attenzione.

Uno dei suoi maggiori accusatori fu Bernardino da Siena, eminente predicatore francescano che aveva contribuito alla riforma degli Statuti.

verbali del processo svoltosi a Todi ad opera del Tribunale dei Malefici, guidato da Lorenzo de Surdis, sono conservati e consultabili presso l’Archivio Comunale di Todi.

Contro la prima donna definita una strega in un documento ufficiale gravarono trenta capi di imputazione, venne accusata di aver convinto un faccendiere del ricco signore a recuperare le carni di un uomo morto annegato per realizzare un olio con cui aveva curato le ferite di un malato, di essere in grado di trasformarsi in una gatta e aver volato su di un capro fino al famoso noce di Benevento, albero sotto il quale fin dai tempi più antichi si celebravano riti pagani, e di aver bevuto il sangue dei bambini.

Quanto paura poteva fare una donna libera che aiutava le persone a guarire?

Senza alcuna difesa e sottoposta a lunghe torture, venne costretta a confessare e condannata a morte in quanto donna di pessima condizione, vita e fama, pubblica incantatrice, fattucchiera, maliarda e strega.

Legata e montata a cavallo di un asino, con le mani legate dietro la schiena e una mitra sulla testa, venne condotta al luogo dell’esecuzione e arsa viva, il 20 marzo 1428.

Un piccolo disegno, sul margine della carta che contiene la sentenza di condanna, tracciato presumibilmente dal notaio che l’ha redatta, mostra Matteuccia con i capelli scarmigliati secondo un topos stregonico diffuso, nell’atto di incantare, con una bacchetta, un piccolo animale.

Ancora oggi la sua storia viene approfondita, raccontata e considerata simbolica degli orrori commessi dall’Inquisizione.

Alla sua figura sono stati dedicati libri, convegni, rievocazioni, spettacoli teatrali e anche l’Orto della strega Matteuccia, presso l’Istituto agrario di Todi, un giardino ricco di erbe aromatiche e officinali, utilizzato per visite e approfondimenti, tra storia e botanica.

È stata la prima di tante donne punite e uccise perché ribelli, fuori dagli schemi, indomite e quindi considerate pericolose per una società che le voleva schiave e sottomesse.

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Nancy Cunard
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Nancy Cunard

Amo la pace, la campagna, la Spagna repubblicana e l’Italia antifascista, i neri ...

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