Marina Confalone è una delle più apprezzate e talentuose attrici italiane. È anche autrice e regista.
Uno stile personalissimo, il suo, una comicità lieve, spontanea, delicata, quasi tragica. Alcune scene che ha interpretato sono impresse nella memoria e nella storia del cinema come quella del capitone ne Il Mistero di Bellavista e della lavastoviglie in Così parlò Bellavista.
Attrice dalla fenomenale forza scenica, ha lavorato con i più importanti autori e registi del Novecento.
Nata a Napoli il 2 giugno 1951 in un’agiata famiglia di esercenti cinematografici, era stata iscritta a diciotto anni a una scuola di teatro con l’intento di farle superare la sua timidezza e goffaggine. I genitori volevano farne una buona ragazza da marito, ma la giovane Marina ha capito ben presto che la sua strada era recitare. Una scelta che le ha provocato un’enorme frattura nel rapporto col padre al punto che non le ha parlato per 18 anni.
È cresciuta artisticamente nella compagnia teatrale del grande Eduardo De Filippo, il primo a intravedere in lei il talento della recitazione.
“Quando parlavo lui rideva e tutta la compagnia gli andava appresso, un po’ per piaggeria, credo: quando rideva Eduardo, ridevano tutti. Mi sentivo molto accettata. È stato un nuovo padre in quel periodo. Mentre con mio padre ricordo di aver giocato forse un paio di volte, da piccolissima, con Eduardo giocavo tutte le sere questo gioco del teatro”.
Il primo grande successo è arrivato con Le Voci di Dentro, dove interpretava Maria, la cameriera. Marina Confalone era ritenuta dal grande drammaturgo napoletano una custode del patrimonio artistico della sorella Titina e di Tina Pica. Nonostante questo, dopo quattro anni, a Eduardo preferì la compagnia di Carlo Cecchi che pure l’ha portata a fare spettacoli teatrali indimenticabili.
Negli anni successivi ha alternato partecipazioni in molte opere teatrali a commedie all’italiana: ha recitato in Febbre da cavallo di Steno, Il Marchese del Grillo di Mario Monicelli e con Federico Fellini, in una piccola parte non accreditata nel film La città delle donne con protagonista Marcello Mastroianni.
Così parlò Bellavista, il fortunato film di Luciano De Crescenzo, nel 1984 l’ha portata a vincere un David di Donatello e un Nastro d’argento alla migliore attrice non protagonista. Indimenticabile anche il suo personaggio in Parenti serpenti diretto da Mario Monicelli nel 1992.
Per anni ha avuto soltanto il ruolo della bruttina che faceva ridere, fino all’incontro con Giuseppe Bertolucci che le ha fatto scoprire il suo enorme potenziale nella recitazione drammatica e le ha aperto la strada ad altri lavori celebri con registi come Annibale Ruccello, Mario Monicelli, Mimmo Calopresti, Nanni Moretti, fino alla recente collaborazione con Eduardo De Angelis, prima nel ruolo ultra-premiato di Zì Marì ne Il vizio della speranza che le è valso un Nastro d’Argento e poi di Concetta nella ripresa di Natale in casa Cupiello con Sergio Castellitto.
Marina Confalone ha fatto tanto teatro, cinema e anche tv. Ha recitato accanto ai più grandi attori lasciandoci dei personaggi e delle scene cult dello spettacolo italiano. È un’attrice bravissima, duttile, intelligente.
Nonostante gli impegni cinematografici, continua a lavorare per il teatro come attrice e autrice. Ha scritto il libro Storie d’amore con pioggia.
Numerosi i premi vinti, tra cui cinque David di Donatello, due Nastri d’Argento e un Premio Ubu. All’edizione 2018 dei Nastri d’Argento Documentari ha ricevuto un premio speciale come migliore protagonista per Il signor Rotpeter di Antonietta De Lillo, basato sull’allestimento pensato per le aule universitarie, ispirato al racconto Una relazione per l’accademia di Franz Kafka.
Una donna impegnativa e geniale, una straordinaria artista che ha ancora tanto da dire e mostrare. Marina Confalone è, senza ombra di dubbio, una delle attrici più brave del panorama nazionale.
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