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Marilena Umuhoza Delli

Marilena Umuhoza Delli

Sono nata con due importanti bagagli culturali, quello italiano e quello rwandese, ma mi ci è voluta una vita per abbracciarli entrambi. Da piccola disegnavo solo persone rosa coi capelli lisci e biondi perché quello per me era il concetto di massima bellezza – il mio esatto opposto.

Marilena Umuhoza Delli è una fotografa, regista, scrittrice e produttrice musicale nominata tra le 50 donne dell’anno 2020 dal quotidiano La Repubblica.

Importante figura di riferimento nell’impegno antirazzista, nel 2023 è stata nominata Community Leader ai Black Carpet Awards da Vogue Italia e AFW.

Su Radio Radicale conduce il programma Eccellenze Afrodiscendenti in cui intervista persone di seconda e terza generazione che, ribaltando il paradigma, diventano soggetto di discussione e non oggetto di dibattito, permettendo loro di occupare in prima persona uno spazio di risonanza.

Nel gennaio 2022 ha contribuito a fondare la prima Academy dell’antirazzismo, per costruire conoscenza e promuovere rispetto verso le altre culture.

Nata in provincia di Roma, è cresciuta a Bergamo. Suo padre è un ex prete originario di Verdello, nel bergamasco, ex missionario in Africa, che ha  lasciato l’abito talare per sposare un’insegnante del Rwanda di etnia Tutsi a cui due genocidi avevano devastato la famiglia, ben prima del 1994.

Cresciuta sgomitando per farsi strada in una società estremamente razzista, ha vissuto brutti episodi di intolleranza, sin da bambina.

È laureata in Lingue per la Comunicazione Internazionale, con la prima tesi in Italia sul Cinema Africano.

Nel 2007 si è trasferita a Los Angeles per studiare regia di documentari alla UCLA (Università della California), ha preso lezioni di teatro al TOA di Hollywood, lavorato come doppiatrice per film e insegnato lingua italiana all’Istituto Italiano di Cultura.

Nel 2009 si è trasferita a Parigi e ha visitato per la prima volta il Ruanda. Ha girato Rwanda’ Mama, un documentario sul ritorno di sua madre in patria dopo trenta anni di assenza che è stato selezionato al Festival del Cinema in Sud Africa. Ha anche lavorato a Kigali Y’zabu della band roots, The Good Ones from Rwanda.

Dal 2010 collabora con il produttore discografico, vincitore di un Grammy Award, Ian Brennan, che è diventato anche suo marito. Insieme hanno lavorato a oltre quaranta di album di musicisti di paesi quali Sud Sudan, Kenya, Palestina, Cambogia, Vietnam, Transilvania, Tanzania, Ghana e Pakistan.

Il progetto di cui è stata produttrice esecutiva, I Have No Everything Here, nel carcere di massima sicurezza di Zomba che ha prodotto l’album Zomba Prison Project, le è valso una nomination ai Grammy Award del 2016.

Per il ventesimo anniversario del genocidio in Rwanda ha collaborato al disco dei Good Ones, Rwanda is My Home.

In Vietnam ha lavorato alle foto e al video musicale di Hanoi Masters, una raccolta di canzoni per commemorare il 40° anniversario della fine della guerra.

Nel 2019 è stato pubblicato Not a homeless person, just a person without a home, un disco delle voci e delle storie inascoltate della comunità dei senzatetto di Oakland.

Nel febbraio 2020, ha registrato e fotografato sua cognata Jane e una comunità di persone con disabilità di San Francisco.

Il suo primo libro Razzismo all’italiana. Cronache di una spia mezzosangue, è del 2016 a cui ha fatto seguito il romanzo Negretta. Baci Razzisti, nel 2020. Aveva già tradotto il saggio Antidoti contro la rabbia, nel 2015. In marzo 2023 è uscito il  romanzo Pizza Mussolini, la storia di Marilena che in Italia deve difendersi dall’essere chiamata negra e Luna, nata in Malawi e considerata una strega perché troppo bianca.

I suoi lavori fotografici sono stati pubblicati nei libri How music dies (2016), Silenced by sound (2019), Muse-Sick: a music manifesto in fifty-nine notes (2021).

Marilena Umuhoza Delli è una cittadina del mondo, che non smette di viaggiare e mettersi in contatto e ascolto con identità diverse dalla propria, un’attivista inarrestabile che sta contribuendo a operare un importante cambiamento culturale.

Finché non vedremo persone BIPOC (Black, Indigenous and People of Color) ai vertici del potere, finché non le studieremo nei curricula scolastici, finché non le vedremo o ascolteremo in radio o in tv – per parlare di sé, e non come token che discutono di razzismo e immigrazione –, finché non le vedremo produrre film e serie tv ma, più di tutto, finché non le vedremo esercitare il proprio diritto al voto e acquisire la cittadinanza prima dei 18 anni, un vero cambiamento non sarà possibile.
#unadonnalgiorno

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