Era il 1.341 e Francesco Petrarca si trovava a Napoli per ricevere la famosa corona d’alloro, un simbolo con il quale il poeta sarà raffigurato per sempre. Durante il suo soggiorno ebbe il tempo anche di visitare Pozzuoli proprio perché aveva sentito parlare di questa guerriera.
«…ma oggi, quando si è fatta innanzi e mi ha salutato, bardata da guerra e al comando di un manipolo di soldati, ne sono rimasto sbalordito. Poi sotto quell’elmo ho riconosciuto la sua femminilità…Aveva destrezza insolita e rarissima, forza, età, portamento, desideri di uomo prode; non tele ma archi, non aghi e specchi ma frecce e brocchieri usava, e nel suo corpo non baci e lascivia ma ferite ed onorate cicatrici».
Una cosa inaudita per quei tempi, una donna al comando di un manipolo di uomini, fece un certo effetto al poeta.
Maria Puteolana doveva intimorire, forse per la sua stazza o forse per il suo sguardo. Era illibata e nessuno osava toccarla ne sfiorarla. Pare che fossero i soldati stessi a non osare avvicinarsi sessualmente a Maria, per timore più che per rispetto.
Petrarca si dilunga.
«Io riferisco quello di che sono stato io stesso testimonio. La principal sua cura le armi. Era la prima a lanciarsi nella battaglia, ultima ed escirne; animosa nell’assaltare, pronta negli agguati, sofferente di incredibile forza alla fame, alla sete, al freddo, al sonno, alle fatiche; onde il dormire all’aria, l’adagiarsi per terra poggiando il capo su un cespite o sopra lo scudo ed altri moltissimi disagi, disfecero in breve la sua bellezza.»
Ma chiaramente Maria Puteolana non è una divinità e anche a lei toccò la morte. Non ne sappiamo molto circa le circostanze in cui si spense. Non fu Petrarca a dircelo, ma Sabadino degli Arienti, nell’opera Gynevra delle clare donne (1483), un testo in cui sono raccolte 33 biografie di donne illustri, tra le quali, anche quella di Maria. Finì in battaglia, proprio come aveva sempre sognato, poiché fu nel fianco ferita.
Dopo Petrarca ci furono altri autori che raccontarono le gesta di questa figura, troppo sottovalutata dalla storia moderna. Giovanni Sabadino degli Arienti (1445 – 1510), Vincenzo Sigonio (XVI sec.), Johannes Ravisius (fine XVI sec.), Giulio Cesare Capaccio (1550 – 1634), poeti e scrittori che hanno immortalato Maria all’interno delle proprie opere.