María Cano è stata poeta, scrittrice, attivista e la prima donna a occupare una posizione di leadership in un’organizzazione politica in Colombia.
Importantissimo il suo contributo alle conquiste sindacali dei primi decenni del ‘900.
Chiamata la Flor del trabajo (Fiore del lavoro), dopo un suo famoso discorso a favore delle libertà e contro la pena di morte, il primo maggio 1925, è stata una pioniera della partecipazione politica e sindacale delle donne. Sempre accanto alle persone ai margini, a discapito di ogni cosa, ha svolto un’intenso attivismo per sensibilizzare le classi operaie organizzando numerosi scioperi.
È stata un tale esempio di determinazione e forza femminile, che le ragazze ribelli in Colombia vengono chiamate mariacanos.
Nacque il 12 agosto 1887 in una famiglia liberale di Antioquia, iniziò a istruirsi da autodidatta nella vasta biblioteca di casa seguendo l’esempio del pensiero indipendente dei suoi genitori, che la inviarono in scuole laiche. Ai tempi, nel paese, alle donne non era consentita l’istruzione universitaria.
Negli anni ’20 si unì al movimento letterario Cyrano di Medellín, da cui nacque l’omonima rivista a cui collaborò, unica donna a scrivere anche per altri giornali liberali e socialisti.
Oltre a fornire e raccogliere aiuti materiali alle classi disagiate, nel 1924 ebbe l’intuizione di istituire una biblioteca popolare gratuita nata grazie alle donazioni di vari enti, giornali e singoli, dove teneva incontri pubblici di lettura e riflessione. Conscia del fatto che la gente non aveva soltanto bisogno di mangiare, ma doveva nutrirsi di idee, allargare gli orizzonti mentali, conoscere la propria storia.
Con la Confederazione Nazionale dei Lavoratori tenne viaggi per sensibilizzare sulle condizioni disumane nelle fabbriche e nelle miniere, organizzava comitati e manifestazioni di protesta, dimostrando un eccezionale potenziale oratorio e di aggregazione.
Nel 1926, il suo importante coinvolgimento nel movimento operaio, la portò a fondare, insieme a Tomás e Ignacio Torres Giraldo, il Partito Socialista Rivoluzionario nel Terzo Congresso Nazionale dei Lavoratori.
Negli anni successivi svolse un’intensa attività di propaganda nell’intero paese in cui si spostava con ogni mezzo a disposizione. A ogni suo arrivo veniva accolta da folle entusiaste accorse per vederla. Costretta a camminare sotto protezione, venne arrestata più volte dalle forze dell’ordine che irrompevano violentemente nei suoi comizi.
Era una donna considerata pericolosa, fomentava le masse e non esitava a puntare il dito contro gli affari del governo con le grandi aziende statunitensi.
Nel 1928, nonostante non fosse nemmeno presente, venne incarcerata per aver istigato lo sciopero dei lavoratori della United Fruit Company, represso violentemente dal governo che causò un massacro tra i manifestanti.
María Cano ha contribuito a fondare il giornale del partito, La justicia e scritto numerose pubblicazioni. Nel 1928, guidò la lotta contro la ley heroica, una legge progettata per sopprimere il comunismo. Ha sostenuto il leader nicaraguense Augusto César Sandino contro l’invasione delle truppe statunitensi.
Ha levato la sua voce per chiedere la liberazione dei detenuti politici e denunciato l’imperialismo statunitense senza mai retrocedere.
Non ha mai pronunciato parole comode o di circostanza, come quando si è espressa duramente contro il partito liberale che, in cerca di consenso, aveva offerto un’alleanza alle frange socialiste come la sua. Venne sempre più emarginata dai compagni di partito che, dopo la scomparsa del Congresso Nazionale dei Lavoratori, si scisse.
Nel 1930, divenne operaia presso la Stamperia statale di Medellín.
La sua ultima apparizione in una manifestazione pubblica, avvenne nel 1934, quando nelle strade di Medellín, portava la bandiera degli scioperanti della Ferrovia di Antioquia, accompagnata da Manuel Marulanda Vélez, leader operaio del socialismo rivoluzionario e futuro cofondatore e comandante in capo delle FARC.
Ha fatto parte attiva dell’Alleanza delle donne di Medellín dal 1945 e nel 1960 è stata nominata portavoce dell‘Organizzazione Democratica delle Donne di Antioquia.
Ha conosciuto sulla propria pelle cosa significasse essere una donna libera e pensante, ha subito maldicenze, insulti, emarginazione, ma non ha mai ceduto e non si è mai pentita di essersi donata totalmente alla causa.
Si è spenta il 26 aprile 1967 nella nativa Medellín.
Nella regione di Antioquia le sono state intitolate una strada, due scuole e un’università.
Sulla sua vita sono stati scritti libri e girato un film, ma dovremmo contribuire a diffondere di più la storia di questa ribelle che ha lottato sempre le sue idee e per chi non aveva voce.
#unadonnalgiorno