Mari Katayama è nata con una malattia genetica alle tibie e ha una mano divisa in due. A 9 anni decide di farsi amputare le gambe e da allora cammina con le protesi.
Ha sempre lavorato sul suo corpo trasformandolo in una vera e propria scultura vivente sul quale costruire delle protesi decisamente più creative.
Utilizzando pizzo, conchiglie, perle e cristalli di Swarovski, Mari realizza col suo corpo delle composizioni, che contemplano anche delle estensioni dei suoi arti, per poi fotografarle.
Il suo è un superamento creativo dell’handicap nato dall’esigenza di affrontarlo e vincerlo. Il risultato è non solo apprezzabile dal punto di vista umano ed emotivo, ma anche da quello estetico.
Il suo corpo, spesso sprovvisto di protesi e offerto nella propria disabilità, possiede un’armonia e una delicatezza invidiabili.
Stravolgendo i canoni stereotipati della bellezza fisica, l’artista ci invita nel suo mondo inducendoci a riconsiderare e riformulare le forze che li modellano.
Mari Katayama provoca, affascina e seduce, trasformando se stessa in un’opera d’arte vivente e pulsante.