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Marcella Di Folco. Attivista trans

Marcella Di Folco attivista trans

Quando guardo al mio passato, vedo una vita movimentata, talmente piena di emozioni, di avventure e di avvenimenti che, se ci penso adesso, quasi mi sento schiacciata dal loro peso. E tuttavia mi reputo una persona fortunata perché non a tutti è stata concessa un’esistenza così piena e ricca.

Marcella Di Folco, attrice, politica e attivista italiana, è stata la prima persona transessuale al mondo eletta a una carica pubblica.

Leader del MIT, Movimento Identità Transessuale, è stata una delle figure più significative della lotta per i diritti civili in Italia.

È nata, col nome di Marcello, a Roma il 7 marzo 1943, in un’agiata famiglia parolina, in momento storico in cui era inconcepibile considerare e tanto meno rispettare la cosiddetta diversità. Rimasta orfana a dodici anni di un padre fascista e violento, la famiglia cadde in miseria, ma Marcello ebbe così modo di cominciare a sperimentare la sua libertà e la ricerca della propria identità sessuale. Studiava brillantemente al liceo scientifico e, dall’età di sedici anni  frequentava assiduamente l’ambiente gay romano, soprattutto quello che gravitava intorno a Il Pipistrello, locale in voga tra anni ’50 e ‘60. Dopo la scuola, fece il servizio militare, esperienza dolorosa e indelebile nella sua memoria. Dal 1965, grazie a sua sorella, la sua ispirazione quando era ancora un bambino confuso e con tante domande, ha cominciato a lavorare al Piper dove ha conosciuto Renato Zero, Gabriella Ferri, Michelangelo Antonioni, Patty Pravo, Mia Martini e tante altre personalità dello spettacolo. In quegli anni si è avvicinata anche all’ambiente del cinema, ha lavorato con Federico Fellini, conosciuto per caso, che, letteralmente folgorato dalla sua fisicità atipica, le ha aperto la strada a una brillante carriera cinematografica in cui ha sostenuto vari ruoli con grande versatilità. È stata nel cast di Fellini Satyricon, in Roma, in Amarcord, dove ha interpretato il principe Umberto di Savoia e ne La città delle donne. Tra il ’69 e l’80 ha lavorato in ventitré film, sempre accreditata col suo nome maschile. È stata diretta anche da Dino Risi, Roberto Rossellini, Sergio Corbucci, Elio Petri, Mario Monicelli.

Nel 1980 si è sottosta all’operazione di cambio di sesso a Casablanca, per racimolare i soldi necessari all’intervento, ha lavorato per anni come operatrice presso l’Italcable. Il cambio del nome sulla carta d’identità, è avvenuto soltanto nel 1984.

Nel 1986 si è trasferita a Bologna e nel 1988 è diventata presidente del MIT, dando un nuovo impulso alle sue attività. Ha creato un consultorio per l’identità di genere, il primo al mondo gestito da persone transgender che oggi fa parte effettiva del servizi A.S.L. della città.

Il suo impegno nella politica, nonostante le tante difficoltà personali, è sempre stato molto intenso e appassionato. Nel 1990 è stata eletta consigliera circoscrizionale del quartiere Saragozza; dal 1995 al 1999, nel gruppo politico dei Verdi, è stata consigliera comunale di Bologna; nel 1997 ha assunto la carica di vicepresidente dell’ONIG Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere. Nel 2000 è riuscita a ottenere l’istituzione della Commissione Diritti per l’Identità di genere. Nel 2001, alle elezioni politiche, è stata candidata del Girasole (Verdi, SDI) nelle liste proporzionali dell’Emilia-Romagna. Nel 2004, per le amministrative, è stata una candidata del PDCI per il Parlamento Europeo e candidata per il Consiglio Provinciale di Bologna. Per le elezioni politiche del 2006, sempre con i Verdi, era candidata al Senato della Repubblica.

Afflitta dal 2009 da un tumore al colon, si è spenta, a 67 anni, all’ospedale di Bentivoglio, il 7 settembre 2010. Da quel momento la sua figura ha continuato a essere celebrata in ogni modo affinché il ricordo di ciò che ha fatto non venga cancellato.

Nel 2014, al Torino Film Festival, è stato presentato il film documentario Una nobile rivoluzione, di Simone Cangelosi, che racconta la sua storia.

Il 3 ottobre 2019 Bianca Berlinguer, sua amica da anni, ha pubblicato il libro Storia di Marcella che fu Marcello. Un racconto sincero e dettagliato della sua vita coraggiosa, sempre in equilibrio tra dolorose rinunce e meritate conquiste. Un viaggio attraverso la sua storia, in quella del nostro paese, dal dopoguerra a oggi: la liberazione dal fascismo, la ricostruzione, il boom economico, la Dolce Vita, il ’68, la liberazione sessuale, il femminismo, la lotta per i diritti civili, i rigurgiti fascisti che ancora frenano il consolidamento di una società sana aperta e senza discriminazioni.

Nel 2010 l’associazione Arcigay di Salerno ha preso il suo nome. A Bologna il 5 marzo 2021 le è stato intitolato un piazzale all’interno del giardino di Villa Cassarini. Per la prima volta in Italia è stata affissa una targa dedicata a una persona transessuale con la scritta: Attivista Trans. Il luogo è stato scelto simbolicamente per il particolare significato che ha per la comunità lgbtq+ e per la vita politica di Marcella Di Folco. I giardini ospitano al proprio interno il monumento dedicato alle vittime omosessuali del nazifascismo, inaugurato negli anni ’90, e sono antistanti al Cassero di Porta Saragozza che sino al 2002 ha ospitato la prima sede assegnata da una amministrazione comunale a un’associazione omosessuale in Italia.

Nel marzo 2021 la rivista francese So Film le ha dedicato una sezione intitolata Queens de Légende assieme a altre figure del cinema italiano e internazionale, in un numero tutto dedicato a L’esplosione del genere nel cinema. Nell’aprile 2021 a Pisa le è stata intitolata la prima casa rifugio aperta in Italia per persone transessuali.

La vita di Marcella Di Folco è stata intensa, dura, difficile, tormentata, eppure gioiosamente rivoluzionaria.

Protagonista di tante battaglie per i diritti civili, dalla legge 164 in poi, ha rifiutato a gran voce l’emarginazione, facendone una forza, un monito, un esempio. Ha vissuto dignitosamente su di sé la necessità e l’urgenza di una trasformazione, pagandone il prezzo senza sconti.

La sua è una storia che deve essere raccontata e ricordata perché rappresenta una pietra miliare per tante battaglie e riconoscimenti di diritti umani nel nostro paese.

#unadonnalgiorno

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