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Mahadevi Varma

Mahadevi Varma

Mahadevi Varma è stata la più importante poeta indiana del ventesimo secolo.

Autrice di diverse raccolte di poesie, ha scritto saggi sulla condizione delle donne e opere di critica letteraria. Ha anche pubblicato diciotto romanzi tra cui diverse autobiografie come Mera Parivar (La mia famiglia) e Mere Bachpan Ke Din (I miei giorni d’infanzia).

Ha lavorato nel movimento per l’indipendenza guidato da Gandhi e diretto la rivista femminile Chand.

Riformatrice sociale, si è impegnata per garantire istruzione e indipendenza economica delle donne, ha istituito un fondo per sostenere gli scrittori in difficoltà, è stata prima insegnante e poi preside della pionieristica istituzione femminile Prayag Mahila Vidyapeeth e ha gettato le basi per la nascita delle prime conferenze delle poetesse in India.

Prima donna a entrare nella Sahitya Akademi, la più prestigiosa istituzione culturale indiana, è stata insignita con tutti i premi più importanti come il Jnanpith nel 1982, il Padma Bhushan nel 1956 e il Padma Vibhushan postumo, nel 1988.

Esperta di musica, le sue canzoni sono caratterizzate da espressioni taglienti ammantate di sfumature ed eufemismi. È stata anche un’abile pittrice e traduttrice dal sanscrito.

Il suo attivismo femminista è stato spesso messo in ombra dall’immenso contributo apportato alla poesia in lingua hindi. Ma nei suoi scritti traspare sovente il suo impegno per l’elevazione sociale e il benessere delle donne.

In Hindu Stree Ka Patnitva (La vita da moglie delle donne indù), ad esempio, paragona il matrimonio alla schiavitù. Non essendo affiliate ad alcuna autorità politica o finanziaria, scrive, le donne sono assegnate a una vita da mogli e madri. Attraverso poesie come Cha, ha esplorato la sessualità femminile, mentre in racconti come Bibia evidenzia l’abuso fisico e mentale subito dalle donne.

I suoi scritti rivelano la sua indomabile furia creativa riflessa nel grande desiderio di cambiare la società e l’innato attaccamento allo sviluppo sociale e umano.

Nata il 26 marzo 1907, in una famiglia induista liberale, in un’epoca in cui nascere femmina era considerato un peso per la famiglia, suo nonno aveva l’ambizione di farla diventare una studiosa, sebbene l’avesse fatta sposare all’età di nove anni con l’accordo che avrebbe abitato col marito solo dopo aver terminato la scuola.

L’amore per la poesia le era stato trasmesso da sua madre. Era ancora una studentessa al Crosthwaite Girls College di Allahabad quando, diverse riviste, hanno cominciato a pubblicare i suoi lavori.

Dopo aver completato gli studi, nel 1929, si era rifiutata di andare a vivere con suo marito Swarup Narain Varma sostenendo che non avrebbe voluto alcun uomo accanto e cercò anche, invano, di convincerlo a risposarsi.

Ha dato un grande contribuito per lo sviluppo dell’istituto femminile Prayag Mahila Vidyapeeth ad Allahabad, un passo rivoluzionario per sostenere l’istruzione delle donne.

Nel 1923 ha rilevato e diretto la principale rivista femminile Chand e, nel 1955, ha istituito il Parlamento Letterario ad Allahabad.

Seguace del Mahatma Gandhi, si era unita alla lotta per l’indipendenza dell’India e nel 1937 ha fatto costruire una casa nel villaggio di Umagarh, nella regione dell’Uttarakhand, chiamata il Tempio di Meera, dove si è a lungo occupata della popolazione locale, in particolare dell’istruzione e indipendenza economica delle donne. Oggi in quella casa risiede il Museo Mahadevi Sahitya.

Dopo aver condotto una vita da asceta, si è spenta, l’11 settembre 1987 a Allahabad, città in cui ha trascorso gran parte della sua esistenza.

Annoverata tra i quattro pilastri del Chhayavaad, il movimento mistico-romantico dei primi quattro decenni del Novecento, l’importante contributo apportato alla lingua, alla letteratura e alla filosofia indiana, ha influenzato un’intera generazione.

Il 27 aprile 2018, Google le ha dedicato un Doodle.

 

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