In Etiopia le donne hanno sempre combattuto in guerra. Erano presenti ma non hanno parlato della loro esperienza quotidiana. Una donna poteva essere un soldato sul campo di battaglia, ma di ritorno al campo, gli uomini potevano fare di lei quello che volevano. Il suo stesso corpo poteva essere usato come un campo di battaglia. Le donne si vergognavano di parlare di quei momenti, perché hanno sacrificato tutto ed è umiliante, per loro, ammettere che sono state in grado di difendere il territorio, la terra, ma non il proprio corpo.
Maaza Mengiste, scrittrice etiope che vive e insegna negli Stati Uniti.
Considerata un importante riferimento per una diversa narrazione della storia dell’Etiopia, i suoi libri parlano di immigrazione, colonialismo e rivoluzione vissuta dalla parte delle donne.
Nominata New literary idol dal New York Magazine, ha ricevuto il Literature Award dall’American Academy of Arts and Letters.
Celebrata su importanti riviste come The New York Times, The New Yorker, Granta, Lettre Internationale, Enkare Review, Callaloo, ha contribuito a The Granta Anthology of the African Short Story, il suo podcast New Daughters of Africa è stato trasmesso su BBC Radio 4.
È nata a Addis Abeba, in Etiopia, nel 1971, a causa del colpo di stato, quando aveva tre anni, è stata venne costretta a lasciare il paese con la sua famiglia. Ha vissuto in Nigeria e in Kenya, prima di andare a studiare scrittura creativa all’Università di New York, dove è poi diventata docente al Queens College.
Ha detenuto la cattedra di scrittura creativa a Princeton e insegna letteratura alla Wesleyan University. È stata anche scrittrice residente della Literaturhaus Zurich e della Fondazione PWG in Svizzera.
Il suo romanzo d’esordio, Lo sguardo del leone, pubblicato in Italia nel 2010, racconta le sofferenze delle vittime della guerra civile dal punto di vista di Hailu, medico che si trova a operare a Addis Abeba nel periodo di terrore seguito dal rovesciamento dell’Imperatore Hailé Selassié.
Il re ombra, del 2019, selezionato fra i migliori libri dell’anno da The New York Times, Npr, Elle e Time, è stato finalista al Booker Prize e vinto il Premio The Bridge per la Narrativa.
Ambientato nel periodo dell’occupazione italiana in Etiopia tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, ha come protagonista Hirut, una giovane orfana in balia di un sistema patriarcale che la vuole schiava e che trova nella resistenza armata una ragione di vivere, mobilitando le donne contro gli oppressori. Una storia in cui si intrecciano vari destini e che mette in luce la violenza e crudeltà degli occupanti italiani in Etiopia e, soprattutto, la sfortunata condizione delle donne.
Impegnata con diverse organizzazioni umanitarie come Young Center for Immigrant Children’s Rights e Words Without Borders, fa parte del comitato consultivo di Warscapes, rivista indipendente che evidenzia i conflitti in tutto il mondo.
Insieme a Edwidge Danticat e Mona Eltahawy, ha redatto una sezione del film documentario del 2013 Girl Rising sull’istruzione delle ragazze nel mondo, con la narrazione di Meryl Streep, Anne Hathaway, Alicia Keys e Cate Blanchett.
Attiva in dibattiti pubblici e ospitata in tutto il mondo, in marzo 2024 ha tenuto la prima lectio magistralis nella cattedra intitolata a Virginia Woolf presso l’Università per Stranieri di Siena.
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