Lucía Sánchez Saornil, anarchica e femminista spagnola. Omosessuale dichiarata e pioniera dell’amore lesbico nella poesia.
Nata a Madrid il 13 dicembre 1895 da famiglia povera, dal 1916 lavorò come telefonista nella “Telefonica”, per pagarsi gli studi all’Accademia di Belle Arti di San Fernando.
Nel 1919 aderì all’Ultraismo, unica poeta di questo movimento.
Per scrivere, agli inizi, utilizzava spesso lo pseudonimo maschile Luciano de San-Saor, come è stata consuetudine per molte donne in passato, per essere libere di potersi esprimere.
Nel 1920 abbandonata la poesia si concentrò sull’attività politica, militando nel movimento anarco-sindacalista e anarco-femminista spagnolo, fu molto attiva nelle lotte sindacali legate alla Telefonica.
È stata giornalista, poeta, sindacalista e dirigente di alcune importanti realtà del movimento anarchico spagnolo e internazionale. Ha proposto un’originale sintesi tra anarchismo e femminismo.
Sostenitrice della rivoluzione per sconfiggere il capitalismo, sosteneva che le donne dovessero unirsi e lottare in prima persona per conquistare la propria liberazione.
Nel 1936 fondò Mujeres Libres (Donne Libere), gruppo anarco-femminista che promuoveva l’emancipazione femminile e che, nel 1938, arrivò a 20mila iscritti/e.
Dopo la vittoria dei nazionalisti franchisti, Lucía Saornil si rifugiò in Francia, tornata in Spagna nel 1942, restò in stato di clandestinità fino al 1954.
È morta a Valencia il 2 giugno 1970.
Lucía Sánchez Saornil è stata una figura trascurata dalla storia che ha invece dato un enorme contributo all’anarchismo e al femminismo.
Sulla sua storia è stato scritto un libro editato nel 2020:“Ho sempre detto noi. Lucia Sanchez Saornil, femminista e anarchica nella Spagna della Guerra Civile” di Michela Cimbalo, il suo articolo scritto per Left, è stata una delle nostre fonti per questo racconto.
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