Louise Glück è la poeta che ha appena vinto il premio Nobel per la Letteratura 2020.
Nella sua produzione, che conta undici raccolte poetiche, autobiografia e mito classico sono temi dominanti. Aveva già vinto il Premio Pulitzer nel 1993, il National Book Award e il “Us Poet laureate” nel 2003.
Conosciuta per la precisione tecnica, la sensibilità e l’intuizione della sua poesia sulla solitudine, i rapporti familiari, il divorzio e la morte, e per i suoi gesti di frequente rielaborazione di miti greci e romani, come quello di Persefone e Demetra.
Nata a New York il 22 aprile 1943, in una famiglia di origine ebraica ungherese, è cresciuta a Long Island. Durante la sua adolescenza Louise ha sofferto di anoressia nervosa. Per combattere la malattia, intraprese un percorso psicanalitico, rinunciando anche a frequentare l’università. Alla psicanalisi attribuisce il merito di averla aiutata a superare la malattia e di averle insegnato a pensare.
Dopo aver lasciato la Columbia, aveva fatto la segreteria. Nel 1967 ha sposato Charles Hertz, dal quale ha divorziato poco tempo dopo.
La sua prima raccolta di poesie, del 1968, si intitola Firstborn; in seguito ha pubblicato The House on Marshland (1975) e nei primi Ottanta, The Triumph of Achilles (1985), in cui ha trasposto la perdita di tutti i suoi oggetti personali per via dell’incendio della casa in cui viveva, in Vermont.
Nel 1984 Louise Glück viene nominata docente senior presso il Dipartimento di inglese della facoltà del Williams College nel Massachusetts. L’anno seguente muore suo padre e questa perdita la spinge a iniziare una nuova raccolta di poesie, Ararat (1990), il cui titolo fa riferimento alla montagna del racconto del diluvio della Genesi. Verrà definito “il libro di poesia americana più brutale e più colmo di dolore pubblicato negli ultimi 25 anni“.
Nel 1992 pubblica uno dei suoi libri più popolari e acclamati dalla critica, The Wild Iris, con cui vince, l’anno dopo, il Premio Pulitzer.
Nel 1994 vede la luce una raccolta di saggi, Proofs & Theories: Essays on Poetry, e successivamente una raccolta di poesie sulla natura dell’amore e sulla crisi di un matrimonio, Meadowlands (1996), seguita da altre due raccolte, Vita Nova (1999) e The Seven Ages (2001).
Nel 2003 viene insignita del prestigioso titolo di poeta laureata degli Stati Uniti.
Nel 2004, in risposta agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, pubblica un lungo poema, October, diviso in sei parti, che attinge al mito greco per esplorare aspetti del trauma e della sofferenza. In quello stesso anno è nominata Rosenkranz Writer in Residence alla Yale University. La sua produzione poetica non si arresta; i libri pubblicati durante questo periodo includono Averno (2006), A Village Life (2009) e Faithful and Virtuous Night (2014), con il quale vince il National Book Award per la poesia.
Nel 2012, la pubblicazione di una raccolta di mezzo secolo di sue poesie, Poems: 1962-2012, viene definita “un evento letterario“. Nel 2017 vede le stampe un’altra raccolta dei suoi saggi, American Originality.
Attualmente insegna alla Yale University.
La poesia di Glück è affidata a un linguaggio semplice, eppure visionario e polivocale. Il suo lavoro tocca tanti temi, uno di questi è sicuramente il trauma; ha scritto sulla morte, la perdita, il rifiuto, il fallimento delle relazioni e i tentativi di guarigione e ripresa.
Il rapporto tra le forze opposte della vita e della morte nella sua opera indica un altro dei suoi temi comuni: il desiderio. Il desiderio di amore e attenzione, di intuizione o di capacità di trasmettere la verità. Un’altra delle sue preoccupazioni poetiche è la natura, ambientazione di molte delle sue poesie.
Louise Glück è la seconda poeta della storia a vincere il Nobel dopo l’assegnazione, nel 1996, alla polacca Wislawa Szymborska e la sedicesima donna dal 1901.
Nelle motivazioni del premio, l’Accademia di Svezia ha sottolineato la sua ricerca di “chiarezza” nell’esprimere i suoi temi d’elezione – l’infanzia e la famiglia, il rapporto tra fratelli e sorelle, ma anche il dialogo intimo con la natura. Proprio sulla natura e la sua vita minuta è incentrata la raccolta vincitrice del Pulitzer, L’iris selvatico, edita in Italia da Giano, non più disponibile.
Nel 2019 è stata pubblicata in Italia anche la raccolta Averno (Dante & Descartes, Napoli, 2019).
Averno con la traduzione di Massimo Bacigalupo e la postfazione di José Vicente Quirante Vives, spalanca le porte del regno dei morti. L’ingresso nei temi sepolcrali si fa tangibile attraverso una Persefone contemporanea e l’indagine profonda dei rapporti tra madri e figlie.
Sul New York Times, Nicholas Christopher analizzava la capacità dell’autrice di “sfiorare le sorgenti del mito, collettivo e personale, per alimentare la propria immaginazione e, con una dura chiarezza e una musica sottile, per lottare con alcune delle nostre paure più antiche e intrattabili: l’isolamento e l’oblio, la dissoluzione dell’amore, il fallimento della memoria, la disgregazione del corpo e la distruzione dello spirito”.
Definita l’erede di Emily Dickinson e paragonata a Sylvia Plath, la poesia di Louise Glück invita a decodificare le importazioni classiche, a risolvere le allegorie mentre tesse la tela di un topos antico, millenario, quello della notte eterna tutta umana, della disparità maligna tra uomo e natura, dal Catullo dei mille baci dati alla sua Lesbia a Petrarca e Leopardi.
Una piccola postilla campanilistica. L’unico libro tradotto in Italia attualmente in commercio, Averno, è il risultato della lungimiranza di una piccolissima e resistente casa editrice e libreria napoletana, Dante & Descartes, che ha osato pubblicare un’autrice praticamente sconosciuta in Italia, con una tiratura di sole 1000 copie, per evidenti ragioni di budget.
In questi giorni questi due librai editori indipendenti, Raimondo e Giancarlo Di Maio, padre e figlio che si occupano di tutto, promozione, consegna, vendita, hanno visto aumentare il numero di richieste dalle librerie di tutta Italia.
È una vittoria per tutte e tutti quando viene premiata la costanza e tenacia di persone che lottano tutti i giorni per sopravvivere con la cultura e con i libri, sempre meno letti e venduti.
#unadonnalgiorno