Little Simz è la brillante giovane stella della musica britannica che vediamo spesso impegnata anche come attrice.
Il suo rap, che definisce sperimentale, trae ispirazione da reggae, blues, synth-rock e R&B. Cita i classici della musica nera come Nina Simone, Etta James e Marvin Gaye e pesca dal jazz, dal funk, l’elettronica e l’indie.
Con cinque album all’attivo e vari EP, tutti pubblicati in maniera indipendente con la sua etichetta Age 101 Music, ha vinto diversi premi e ricevuto numerose nomination.
Ha collaborato e suonato insieme a giganti della musica come Lauryn Hill, Gorillaz e Coldplay.
Nata col nome di Simbiatu Abisola Abiola Ajikawo a Islington, Londra, il 23 febbraio 1994, da genitori nigeriani, appassionata di hip-hop, aveva nove anni quando ha cominciato a fare free style. Cresciuta ad Holloway da una madre dedita alla cura degli orfani, aveva tonnellate di energie creative da sfogare.
Da teenager ha recitato in vari programmi televisivi, come Spirit Warriors della BBC e E4 Youngers, ma la musica continuava a chiamarla. Dopo aver iniziato il corso di laurea in tecnologia della musica all’Università di West London, la sua carriera stava già cominciando a decollare.
Dopo aver pubblicato diversi EP, nel 2015 ha pubblicato il suo primo album A Curious Tale of Trials + Persons che ha vinto il Premio AIM come miglior album indipendente dell’anno.
Sometimes I Might Be Introverted, del 2021, le ha portato una sfilza di nomination e la vittoria del Mercury Prize e del MOBO (Music Of Black Origin Awards) come miglior album dell’anno. Il brano d’apertura, Introvert, parla esplicitamente di guerre interiori, apartheid e politici corrotti.
Continuando a sfornare dischi e suonare dal vivo, ha proseguito a recitare: è stata narratrice per la serie televisiva Afrofuturism, ha interpretato Shelley nella serie Netflix di Top Boy ed è apparsa come se stessa nel film Spider-Man Universe Venom: Let There Be Carnage.
Nel 2024 ha visto la luce We Pray, secondo singolo estratto dall’album Moon Music dei Coldplay e frutto della sua collaborazione col celebre gruppo inglese.
Documenta la sua vita attraverso il rap, gran parte dei testi sono autobiografici, come il brano I love you, I hate you che parla del difficile rapporto col padre e Little Q che racconta la storia di suo cugino, vivo per miracolo dopo essere stato accoltellato da una baby gang.
Il suo impegno di femminista nera si ritrova in brani come Woman, affronta il razzismo e promuove la cultura delle sue radici. In Point and kill canta in pidgin, la lingua creola a base inglese parlata in tutta la Nigeria col cantante afrobeat Obongjayar.
Introversa, come la canzone che l’ha resa famosa, le sue note viaggiano spesso sulla dicotomia tra essere e apparire, tra rivelare e mascherare. Determinata, grintosa, impegnata, si è conquistata il suo posto nella scena contemporanea.