“…Sono andata via e sono sempre più radicata, collegata, invisibile, presente oltre ogni limite di sole nero, in tutta la mia energia solare, con Partenope, con tutte voi, con il mare, il Vesuvio, la disperazione, la follia, l’amore.”
Lina Mangiacapre è stata una straordinaria protagonista del femminismo napoletano.
Ha lasciato una vasta produzione come pittrice, romanziera, poeta, regista di cinema e di teatro, indicando percorsi originali per la libertà delle donne.
Filosofa, giornalista, scrittrice, musicista, ha composto le musiche dei suoi spettacoli e di quasi tutti i suoi film. Ha scritto su riviste e quotidiani come L’Unità, Paese Sera, Quotidiano donna, Effe, Femmes en Mouvement.
Concepiva l’arte e la creatività come forma di lotta politica.
I suoi grandi occhiali a farfalla e i suoi fantasiosi abiti androgini resteranno impressi nella memoria del movimento femminista partenopeo e non solo.
Nata a Napoli nel 1946, è stato durante gli anni universitari che ha incontrato la contestazione studentesca e la rivolta femminista. Dopo la laurea in filosofia ha iniziato a dipingere firmando le sue opere con lo pseudonimo Màlina.
Nel 1970 ha fondato il gruppo femminista Le Nemesiache che si cimentava in differenti forme espressive. Partendo dall’analisi del mito, esplorava la nascita del ‘concetto’, per capire la ragione dell’eliminazione di un sistema cosmico precedente al patriarcato.
Nel 1972 ha composto la sua prima opera teatrale femminista Cenerella, diventata successivamente il soggetto di un film con lo stesso titolo.
Con l’intento di affermare la creazione artistica femminile, ha fondato la cooperativa culturale Le tre Ghinee.
Nel 1987 ha creato il premio cinematografico Elvira Notari (la prima regista italiana della storia), assegnato, fino al 2001, da una giuria da lei presieduta alla Mostra di Venezia, all’opera maggiormente capace di mettere in rilievo l’immagine della donna protagonista nella storia. Dopo la sua morte, è diventato Premio Lina Mangiacapre.
Ha fondato e diretto Manifesta, rivista trimestrale di cinema, teoria, cultura.
Ha scritto vari libri, spesso diventati soggetti cinematografici, e partecipato all’iter costitutivo della Casa Internazionale delle donne a Roma. È stata tra le curatrici del premio di scrittura femminile Il Paese delle donne.
Sintesi della sua composita attività artistica è stata la Videomostrapersona Io/Il Mistero/Le S, a Castel dell’Ovo di Napoli nel 1986, performance in cui coesistevano le sue creazioni in musica, teatro, pittura, cinema, videoarte.
Al suo genio inarrestabile si deve anche l’ideazione della Rassegna del Cinema femminista di Sorrento ‘L’altro sguardo’, primo festival del genere in Europa.
Nel 1990, la Presidenza del Consiglio dei Ministri le ha assegnato il Premio per la Cultura.
Per la celebrazione dei 50 anni del voto alle donne, nel 1996, ha realizzato lo spot Da elettrici ad elette per la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Numerose le sue partecipazioni a mostre collettive e personali, l’ultima è stata a Munster, in Germania, nel 1999.
Ha lasciato la terra il 23 maggio 2002 a Napoli lasciando incompiuti vari progetti, soprattutto film a cui stava lavorando.
Poliedrica e complessa pensatrice, per tutta la sua esistenza ha rifiutato gli schemi, le strutture precostituite, le gabbie, i comportamenti catalogabili dentro una corrente di pensiero politico o filosofico.
Lina Mangiacapre ha messo a disposizione il suo genio per una trasformazione radicale delle soggettività di oggi e di domani, a partire dalle radici, dalla storia e dalla sua reinterpretazione.
Creatività e trasgressività erano il suo vissuto quotidiano: “il gruppo di cui facevo pare era soprattutto senso di libertà, orgoglio di rottura degli schemi, contestazione di qualunque limite rispetto all’arte. Tutto è politica, si diceva. Il nostro discorso era: tutto deve essere arte, la stessa politica deve diventare arte. Il concreto lo incontravi continuamente in una città come Napoli. Napoli è per un’artista pane quotidiano”.
Nel 2015 è uscito il documentario biografico Lina Mangiacapre – Artista del femminismo, diretto da Nadia Pizzuti, che ne ricostruisce pensiero e opera attraverso materiali di repertorio.
Il primo aprile 2017 il Comune di Napoli le ha intitolato il belvedere di via Posillipo.
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