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Leymah Gbowee e l’esercito delle donne

Leymah Gbowee premio Noble per la Pace nel 2011

Leymah Gbowee, con un esercito di donne, ha prima riappacificato la Liberia, poi ha vinto il premio Nobel per la Pace nel 2011.

Nel 2002 era una lavoratrice sociale, trentenne, tormentata dalla sanguinolenta guerra civile che dilaniava il suo paese da 14 anni. Non si è arresa, ha creato un esercito di donne, cristiane e musulmane insieme. Si sono messe in marcia verso Monrovia assediando la capitale con un sit-in lungo un mese, con iniziative che andavano dai gruppi di preghiera allo sciopero del sesso con i propri uomini.

Quando i negoziati di pace in Ghana sono falliti, le sue “truppe” hanno bloccato le stanze in cui si stava discutendo, ad Accra, tenendo i delegati in ostaggio fino al raggiungimento di un accordo.

Sono riuscite a far andare via Charles Taylor, dittatore tra i maggiori responsabili degli anni di violenza. È arrivata la nuova presidente, Ellen Johnson Sirleaf, che con Leymah Gbowee ha condiviso, nel 2011, il premio Nobel per la Pace.

C’è un serio bisogno di persone che prendano in considerazione ciò che le donne hanno fatto e stanno attualmente facendo. È importante che si ritorni alle loro comunità.
In Africa occidentale, le donne sono quelle che contribuiscono maggiormente alla sicurezza alimentare delle varie comunità, sia che si tratti di aziende agricole che di piccole attività commerciali.
Uno degli obiettivi più importanti da porsi è di sensibilizzare l’opinione pubblica sui contributi che le donne, che rappresentano  il 60 – 70% nelle varie parti del mondo, stanno dando per lottare contro la fame. Riunirsi e lavorare insieme è il primo passo. Avere un progetto economicamente sostenibile è il secondo passo. Dare il giusto valore al loro contributo è il terzo passo per identificare.
Uno dei più grandi investimenti e obiettivi sarebbe insegnare loro come utilizzare alcuni macchinari, come usare i trattori e altri strumenti di lavoro.  Investire per cercare di mettere a disposizione delle comunità delle attrezzature per aiutare a migliorare il loro lavoro, che vi siano dei fondi a disposizione di questo tipo di cause.
Ogni donna liberiana, e ci sono delle statistiche che lo dimostrano, è oggetto di violenza domestica.
È quindi importante pensare al fenomeno dei/le migranti in modo molto più critico. I problemi dell’Africa sono stati creati in altre parti del mondo. L’Africa dispone di enormi risorse e si trova comunque sul gradino più basso della scala.
Da cosa stanno scappando quelle donne? Alcune stanno effettivamente scappando da conflitti che hanno colpito le loro case, le loro famiglie. Altre stanno scappando dalla mutilazione genitale, dalla povertà, dalla violenza domestica. Dalla privazione del diritto al proprio corpo e all’educazione, o da tutte queste cose insieme.
Affermare che tutti i/le migranti stanno scappando dalla guerra significa dare un’accezione errata alla lotta per la dignità umana. 
Quello che bisogna fare è intraprendere un cammino insieme per aiutarsi a vicenda. Per concretizzare questa idea, vi sono molti movimenti in tutta l’Africa e nel mondo arabo. Ci sono donne nella Repubblica Centrafricana che si stanno mobilitando per la pace. Ci sono donne in Nigeria, in aree che sono state colpite da Boko Haram, che stanno continuando a lottare per pace. Ci sono donne nelle parte settentrionale del Ghana che si stanno mobilitando e discutendo su come rendere sicure queste comunità.
La vera mobilitazione è quella di piccoli gruppi basati all’interno della comunità.
Mi aspetto che qualcuno si accorga del loro lavoro, come è accaduto con me quando mi hanno consegnato il Premio Nobel per la pace!
Con rabbia unita alla costanza, indignazione unita alla voglia di ricostruire, Leymah Gbowee è un esempio vivente di cosa può fare un’alleanza tra donne.
#unadonnalgiorno

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