Lesja Ukrainka è stata la ribelle della letteratura ucraina.
Scrittrice, traduttrice, poeta e attivista per i diritti delle donne, attraverso le sue opere e l’impegno politico, ha sostenuto la dignità e l’indipendenza culturale del suo paese.
Molto amata, ancora oggi è raffigurata su una banconota ucraina.
Nacque col nome di Larysa Petrivna Kosač-Kvitka a Novohrad-Volyns’kyj il 25 febbraio 1871 in una famiglia numerosa, colta e benestante. Il padre era un giurista di vedute progressiste e la madre una popolare poeta. Influente nella sua formazione fu anche lo zio materno, pubblicista, etnologo, economista e critico letterario che, nonostante il suo esilio nel 1876 ha contribuito alla formazione del carattere della nipote con ideali patriottici e convinzioni socialiste.
Ha cominciato a comporre le sue prime poesie a nove anni, nel 1884 aveva già pubblicato due componimenti. L’anno successivo, in collaborazione con il fratello, ha pubblicato la traduzione delle opere di Gogol’.
Ha studiato da autodidatta molte lingue europee oltre al greco e al latino.
Intorno ai 13 anni scelse lo pseudonimo Ukraïnka, ovvero di nazionalità ucraina, per sottolineare l’appartenenza identitaria a uno stato in crescente incostanza politica.
Le sue prime opere poetiche trattavano di natura, dei suoi luoghi natali, delle sue esperienze personali per poi dare una notevole svolta alla sua produzione letteraria con la pubblicazione di Blakytna troianda (La rosa azzurra) nel 1886. Il libro descrive la vita dell’intellighenzia ucraina e inaugura un genere del tutto nuovo, che definì poema drammatico.
Dal quel momento e per tutto il resto della sua breve vita ha percorso con tenacia due strade parallele: la lotta per il femminismo e quella per il paese di appartenenza.
Ha tradotto anche Turgenev, Heine, Hugo, pubblicato un ciclo poesie di stampo politico e, insieme al marito Klyment Kvitka, ha svolto ricerche etnografiche registrando alcune canzoni folcloristiche cantate da lei stessa.
Ha tradotto Omero e il Quinto Canto dell’Inferno. Nonostante il governo zarista, nel 1863, avesse vietato ogni pubblicazione in ucraino ha continuato a scrivere e parlare la sua lingua e a diffondere la letteratura mondiale nel suo paese.
Nel poema Kassandra del 1908 ha descritto il destino dell’Ucraina attraverso la tragica storia della città di Troia, incitando il suo popolo a scuotersi da apatia e inerzia.
In Bojarynja, del 1910, esprime la convinzione per cui la lotta armata è il solo modo per liberare il popolo ucraino dal giogo moscovita.
La celebre Contra spem spero è forse la testimonianza più accorata del suo impegno politico.
Nel 1909 aderì al Club ucraino fondato a Kiev dal musicista Mykola Lysenko.
Malata di tubercolosi, girò l’Europa nel vano tentativo di curarsi, il suo continuo viaggiare le allargò gli orizzonti culturali.
La malattia l’ha accompagnata per tutta la vita, anche se non è mai trapelata nelle sue opere in cui, invece, è manifesta la ricerca e il desiderio di indipendenza e libertà femminile.
Tra le poesie femministe troviamo Ritratto di donna, composta nel 1906 e pubblicata postuma nel 1947, ritenuta come una delle prime liriche contro l’atto e il rito del matrimonio, ritenuto ai tempi come una compravendita.
Descrive una donna colta e convinta delle sue capacità che deve scontrarsi con la trappola domestica e gli obblighi imposti e il desiderio di creare una famiglia. Parte dalla sua esperienza personale che si tramuta in denuncia sociale.
Ha trascorso due anni della sua vita a Sanremo, in quella che oggi viene chiamata Villa Adriana, presso una famiglia di connazionali.
Ha speso gli ultimi anni della sua vita, cercando di curare la sua malattia, tra Egitto e Caucaso.
È morta a Surami, il primo agosto 1913.
Lesja Ukrainka ha combattuto con tutti i mezzi a disposizione per emancipare le donne dal giogo del patriarcato, formare le coscienze, ravvivare l’ambiente culturale nazionale, affermare l’indipendenza del paese e rendere il popolo ucraino consapevole delle proprie forze e grande cultura.
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