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Leona Vicario

Leona Vicario

Leona Vicario, eroina dell’indipendenza messicana, ha difeso la libertà e i diritti delle donne.

Il suo nome è inciso in oro nel Murale d’Onore nella camera bassa del Congresso dell’Unione.

È stata la prima giornalista in Messico e mettendo la sua vita in pericolo, imprigionata più volte, costretta alla latitanza, ha sacrificato la sua ricchezza in nome della liberazione. 

Nacque il 10 aprile 1789 a Città del Messico col nome di María de la Soledad Leona Camila Vicario Fernández de San Salvador, in una famiglia creola altolocata.

Aveva ricevuto un’educazione completa in belle arti e scienze e sviluppato uno straordinario senso critico.

Rimasta orfana di entrambi i genitori nel 1807, venne affidata allo zio Agustín Pomposo Fernández de San Salvador, noto avvocato e entusiasta sostenitore della corona spagnola che aveva stabilito per lei un matrimonio con un colonnello.

Seguendo le sue idee politiche liberali, e nonostante le inclinazioni pro-monarchiche del suo tutore, era entrata in contatto con gruppi che combattevano per l’indipendenza del paese e, nel 1809 aveva incontrato Andrés Quintana Roo, figura di rilievo nel movimento per la liberazione, con cui ha condiviso l’amore per la rivoluzione.

Con coraggio e generosità, nell’organizzazione segreta chiamata Los Guadalupes per cui è stata messaggera, spia e propagandista, ha organizzato gruppi di donne e incontri clandestini, aiutato a reclutare persone, accolto fuggitivi, distribuito denaro e medicine.

Nel 1810 ha scritto Memoria cristiano-política per sensibilizzare sui pericoli della mancanza di unità nel paese.

Fuggita di casa nel 1813, quando le sue attività insurrezionali furono scoperte, venne incarcerata e interrogata, ma non una parola è uscita dalla sua bocca. Gli insorti la salvarono, ma le autorità confiscarono tutti i suoi beni.

Attraverso i giornali El Ilustrador Americano e Semanario Patriótico Americano teneva informate le forze rivoluzionarie di ciò che accadeva nella capitale.

Nel 1815 aveva sposato Quintana Roo. Insieme fuggirono dalle autorità spostandosi da un posto all’altro, vivendo in povertà e scampando diverse catture.

Nel 1817 aveva appena dato alla luce la sua prima figlia quando venne di nuovo arrestata insieme al marito e alla neonata. Accettarono l’amnistia dai realisti e rimasero nella città di Toluca fino al 1820, anno dell’indipendenza del Messico.

Solo una piccola parte delle sue proprietà le venne restituita, nel 1823.

Insignita e riconosciuta per il suo lavoro a sostegno dell’insurrezione, la sua fama è andata svanendo nel corso degli anni, riacquistando visibilità pubblica solo in rare occasioni. Al contrario, suo marito Andrés Quintana Roo ha ricoperto cariche politiche fino alla sua morte.

Nel 1827 la città di Saltillo, venne rinominata Leona Vicario, ma non mancarono attacchi da parte della stampa e da realisti che ricoprivano posizioni nel governo, volti a sminuire i suoi sforzi rivoluzionari in quanto donna colta e agiata.

Nel 1831, lo storico e intellettuale, e allora ministro, Lucas Alamán, in un articolo non firmato pubblicato nel Registro Ufficiale del Governo degli Stati Uniti del Messico scriveva che non era degna degli onori tributateli perché aveva lottato soltanto per seguire il suo compagno.

Lei rispose tramite El Federalista, con la prima lettera pubblicata da una donna in Messico in difesa del suo diritto a pensare con la propria testa: “Per quanto mi riguarda, posso dire che le mie azioni e opinioni sono sempre state molto libere; nessuno ha avuto alcuna influenza su di esse e, in questo senso, ho sempre agito con totale indipendenza, senza tener conto delle opinioni di coloro che ho stimato. Sono convinta che tutte le donne siano così, tranne quelle molto stupide e quelle la cui educazione le ha portate a un’abitudine servile. Ci sono anche molti uomini di entrambi i tipi“. 

Si è spenta il 21 agosto 1842, all’età di 53 anni. È stata l’unica civile a ricevere un funerale di Stato e venne nominata Benemerita y Dulcisima Madre de la Patria.

Il 28 maggio 1900, i suoi resti e quelli del marito, furono trasferiti nella Rotonda delle Persone Illustri nel Pantheon Civile di Dolores.

Nel 1925 le sue spoglie furono traslate nella Colonna dell’Indipendenza.

È stata effigiata su monete e francobolli e la sua vita è stata raccontata nel libro La Insurgenta.

Il 2020, bicentenario dell’indipendenza messicana, è stato dichiarato l’Anno di Leona Vicario, Benemerita Madre della Patria.

 

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