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Kikue Yamakawa

Kikue Yamakawa femminista socialista giapponese

Kikue Yamakawa, scrittrice e politica, ha dedicato la sua vita alla liberazione delle donne giapponesi e al miglioramento della loro condizione domestica, lavorativa e sociale.

Pioniera del femminismo socialista nipponico, ha contribuito a fondare l’associazione Sekirankai (l’Onda Rossa) e pubblicato un famoso manifesto in sei punti per chiedere tutela e pari diritti per le donne del suo Paese.

Nata a Tokyo il 3 novembre 1890, col nome di Kikue Aoyama, discendeva da una nobile famiglia di samurai da parte di madre. Ma lo spirito nazionalista e conservatore non ha mai attecchito sulla sua indole rivoluzionaria. Grazie al suo status privilegiato ha potuto frequentare l’accademia di lingua inglese Joshi Eigaku Juku. Il tipo di insegnamento limitante rispetto al sistema di istruzione maschile, aveva ben presto, provocato in lei critiche e dissenso.

Durante gli anni universitari, le si è spalancato il mondo del pensiero femminista e, grazie a Raichō Hiratsuka, fondatrice della prima rivista letteraria di sole donne Seitō, che ha illuminato i movimenti femminili nel primo ventennio del XX secolo, ha potuto pubblicare i suoi primi scritti.

Laureatasi alla Tsuda English Academy nel 1912, aveva 17 anni quando ha sposato Hitoshi Yamakawa, futuro professore di economia all’Università di Kyoto, leader sindacale e uno dei primi membri del movimento comunista clandestino poi passato alla fazione Rōnōha (Gruppo dei lavoratori e agricoltori) del movimento socialista. La coppia ha avuto spesso problemi con la legge a causa delle loro posizioni.

Kikue Yamakawa è passata da teorica ad attivista nel momento in cui, nell’aprile 1921, ha contribuito alla fondazione dell’associazione socialista femminile Sekirankai il cui scopo principale consisteva nell’abolizione del capitalismo, visto come fonte primaria dell’oppressione nei confronti delle donne. Dopo una vita breve e tumultuosa, due anni dopo, l’organizzazione è definitivamente sciolta.

La condizione delle donne e, in particolare, quella delle lavoratrici è stata al centro del suo interesse. Ha contribuito a organizzare una serie di conferenze sui diritti femminili al Kanda Seinen Kaikan e nel 1925, quando si è ristabilito il partito comunista, ha pubblicato un manifesto in sei punti, ancora attuale:

  1. Abolizione del sistema familiare patriarcale e delle leggi a favore dell’ineguaglianza fra uomini e donne.
  2. Uguali opportunità nel campo dell’istruzione e del lavoro.
  3. Abolizione del sistema di prostituzione autorizzata.
  4. Garanzia di salario minimo indipendentemente da sesso ed etnia.
  5. Parità di retribuzione a parità di lavoro.
  6. Tutela della maternità inclusa l’assistenza post natale e il divieto di licenziamento delle donne in gravidanza.

Il partito aveva accettato tutti i punti del suo programma tranne quello riguardante la prostituzione.

Visto che le donne continuavano a essere relegate alle sezioni femminili dei partiti e dei sindacati, ha continuato a esporsi per espandere l’identità delle donne da oggetto a soggetto, costante comune tra tutti i partiti, conservatori o liberali.

Dopo l’allargamento della guerra del Giappone contro la Cina nel 1937 e contro l’Occidente, sebbene di sinistra, è stata più incline a interagire con lo stato sempre più autoritario in tempo di guerra che ad opporsi o sfidarlo. Sostenere le posizioni di governo erano da lei considerate come un modo per ottenere vantaggi sociali migliori per le donne. 

Contro le politiche di assistenza finanziaria che forniscono solamente soluzioni parziali, non ha partecipato al movimento per il suffragio femminile chiamato Shin Fujin Kyōkai (Associazione delle Nuove Donne), ritenendo  che concentrarsi sul diritto di voto, senza alcuna critica costruttiva su ciò che la società doveva essere, avrebbe perpetuato la disuguaglianza delle donne, utilizzandole come armi della dittatura.

Quando il movimento socialista giapponese venne dichiarato fuorilegge, il marito venne arrestato. Rimase in carcere per due anni e dopo la guerra, si unirono entrambi al Partito Socialista Giapponese.

Dal 1947 al 1951 è stata a capo dell’Ufficio Donne e Minori del Ministero del Lavoro.

Durante la sua direzione venne prestata notevole attenzione alla parità salariale, la tutela dei diritti delle lavoratrici e la riduzione del lavoro minorile. È stata anche responsabile del lancio della Settimana della donna, a partire dall’aprile 1949.

In un’intervista sul Tokyo Times, del 12 novembre 1948, ha dichiarato che dovere del suo dipartimento era proteggere e dare dignità a donne e minori, per fare questo era necessario conoscere e indagare sulla reale vita quotidiana della popolazione per scoprire quale fosse il problema più urgente delle  lavoratrici o delle vedove di guerra.

In Giappone le leggi sono cambiate e alle persone sono stati concessi uguali diritti, ma la popolazione non ne conosce il vero valore. Auspichiamo che tutte le donne abbiano abbastanza buon senso da rivolgersi al tribunale per le relazioni domestiche quando si presenta una causa di divorzio e che le leggi svantaggiose per le donne vengano riviste.

Prolifica scrittrice di saggi e libri, la sua vita, il suo pensiero e il suo impegno politico sono stati importanti per mostrare il contributo delle donne all’evoluzione del movimento socialista giapponese e per l’attuazione di riforme significative per lavoratrici e minori in un’economia ancora impoverita del primo dopoguerra.

Ha continuato a scrivere e impegnarsi fino alla sua morte, avvenuta il 2 novembre 1980.

#unadonnalgiorno

 

 

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