Katalin Karikó (detta KK), biochimica e ricercatrice ungherese, vicepresidente di BioNTech, è la pioniera dei vaccini contro il Covid-19 basati sulla molecola dell’Rna.
È la scienziata che ha sviluppato la tecnologia che è alla base dei vaccini Pfizer e Moderna.
Ha dedicato la sua carriera alla messa a punto della terapia genica basata sull’mRNA e per questo, ha vinto il Premio Nobel per la Medicina 2023, condiviso con Drew Weissman.
Insegna all’Università della Pennsylvania e nel 2006, ha co-fondato ed è stata CEO di RNARx, dal 2013 è vicepresidente senior di BioNTech RNA Pharmaceuticals.
Katalin Karikó è nata il 17 gennaio 1955 a Kisujszallas, a un centinaio di chilometri da Budapest. Figlia di un macellaio, sin da piccola amava osservare le interiora degli animali. A otto anni ha vinto un concorso sullo studio della fauna selvatica e durante il liceo ha ottenuto un riconoscimento come migliore studentessa di biologia.
Laureatasi all’Università di Szeged nel 1978, ha continuato gli studi post-dottorato presso il Centro di Ricerca Biologica dove ha iniziato i primi studi sull’mRNA. Per alcuni anni ha lavorato grazie a una borsa di studio dell’Accademia ungherese delle scienze, ma nel 1985 è stata licenziata a causa di tagli al personale.
Ha deciso quindi, col marito, Béla Francia di espatriare negli Stati Uniti. Erano gli anni del Muro di Berlino e dell’Europa divisa. Per superare le cortina di ferro, hanno venduto la loro auto al mercato nero, ricavandone l’equivalente di 1.200 dollari che hanno nascosto nell’orsacchiotto della figlia Susan, futura vincitrice di due medaglie d’oro olimpiche con la nazionale statunitense di canottaggio.
Negli Stati Uniti, Karikó ha lavorato presso la Temple University di Filadelfia fino al 1989, prendendo parte a una sperimentazione clinica in cui pazienti con AIDS e malattie ematologiche venivano trattati con RNA a doppio filamento.
Successivamente è entrata a far parte della Pennsylvania University dove ha condotto una ricerca sulla terapia genica basata sull’mRNA, ipotizzando che potesse essere utilizzato nel trattamento degli ictus, del cancro e di malattie come la fibrosi cistica. Negli anni ’90, la terapia genica era pericolosa perché si basava sulla modificazione permanente del DNA che con il tempo poteva generare mutazioni anche letali. I vaccini basati sull’Rna messaggero non riuscivano a produrre abbastanza proteine e potevano generare serie infiammazioni dovuta al sistema immunitario. Questi tremendi effetti collaterali hanno fatto sì che la scienziata ricevesse numerosi rifiuti di finanziamenti e i suoi progetti fossero stati spesso minacciati di cancellazione perché ritenuti troppo rischiosi. Nel 1995 è stata addirittura declassata dall’Università della Pennsylvania.
In quel periodo le è stato anche diagnosticato un tumore, mentre il marito era trattenuto in Ungheria per sei mesi a causa di problemi col visto. Un momento non facile della sua vita già densa di ostacoli.
A partire dal 1998, grazie alla collaborazione con Drew Weissman, immunologo all’Università della Pennsylvania, la sua ricerca è ripartita. Insieme, nel 2005, hanno pubblicato sull’autorevole rivista Immunity una serie di articoli che illustravano un metodo vincente basato sulla modificazione di uno dei quattro nucleosidi dell’mRNA, attraverso cui è possibile scongiurare la risposta infiammatoria del sistema immunitario.
Weissman e Karikó hanno brevettato le loro tecniche e le hanno cedute all’azienda Cellscript. I diritti sui brevetti sono poi stati acquistati da Moderna che in pochi anni ha ricevuto centinaia di milioni di dollari di capitale privato, di cui molti da AstraZeneca. Anche BioNTech ha acquistato alcuni brevetti sull’Rna modificato per trovare un vaccino contro il cancro.
All’inizio del 2013, resasi conto che non avrebbe avuto la possibilità di applicare le sue sperimentazioni all’Università della Pennsylvania, è stata assunta alla BioNTech e ha assunto il ruolo di vicepresidente senior.
Nel 2020 la tecnologia di Karikó e Weissman è stata impiegata all’interno del vaccino anti COVID-19 prodotto congiuntamente da Pfizer e BioNTech.
Molte e prestigiose sono state le onorificenze internazionali di cui è stata insignita dal 2009.
Nel 2022 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in medicina all’Humanitas University di Milano.