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Kamala Ibrahim Ishaq

Kamala Ibrahim Ishaq pittrice sudanese

Kamala Ibrahim Ishaq, pittrice sudanese, attiva dagli anni ’70, è stata una pioniera nell’arte del suo paese. Si è confrontata con domande sulla conoscenza artistica e sulle tradizioni estetiche, proponendo modelli di produzione anti-accademici rivoluzionando il modo di dipingere tradizionale e sfidando la concezione maschilista dell’arte.

Nata nel 1939 a Omdurman, in Sudan, è stata una delle prime donne a diplomarsi alla Khartoum School of Fine Arts nel 1963 continuando la sua formazione al Royal College di Londra fino al 1966. Decise di tornare in Sudan per insegnare e offrire uno sguardo critico al gruppo della scuola di Khartoum, che allora dominava la scena.

Nel 1971, con due suoi studenti, Muhammad Hamid Shaddad e Nayla El Tayib, ha fondato il Crystalist Group (il gruppo dei Cristallisti) il cui impegno, sia estetico che concettuale, mirava a pensare a un’arte oltre gli standard ufficiali e maschilisti. Il loro manifesto (1976) caratterizzava il mondo come infinito e sconfinato, come un cristallo con le sue trasparenze, molteplici angoli e riflessi. I Cristallisti cercavano un linguaggio liberato da ogni forma di oppressione e potere.

Da sempre concentrata sugli aspetti immateriali della vita delle donne in Sudan, Africa e nel mondo arabo, Kamala Ibrahim Ishaq ha condotto ricerche sulle diverse cerimonie, su vari rituali e culti. Si è particolarmente interessata al culto di zār (spiriti demoniaci), pratica del Sudan centrale, che comporta una specie di esorcismo dal possesso dello spirito e una performance simile alla trance.

Nei suoi dipinti, di grandi dimensioni, influenzati dalle opere e dagli scritti di William Blake e Francis Bacon, che hanno sempre al centro le donne, appaiono volti femminili deformi, corpi in movimento, anche mostruosi, soli o moltiplicati e posti all’interno di spazi indefiniti. Spesso rappresentate in situazioni di condivisione o di esperienza collettiva, i loro corpi sono collegati da flussi, radici e altre forme rizomatiche. Una reinterpretazione femminista di cubismo e surrealismo.

La profonda connessione personale di Kamala Ishaq con il mondo vegetale fluisce e trasforma le donne che abitano le sue tele. L’urgente presenza della rappresentazione femminile ha sfidato le norme prevalenti del mondo artistico sudanese della sua giovinezza e continua a farlo anche oggi. Sia dirompenti che inquietanti, queste figure “si opponevano – o almeno turbavano – la visione del mondo empirica maschile

Kamala Ibrahim Ishag è impegnata nell’organizzazione di mostre con le giovani generazioni di artiste. Da qui la sua partecipazione agli odierni movimenti sociali in cui le donne giocano un ruolo centrale e visibile. Continua a essere riferimento intellettuale e forza ispiratrice per le nuove generazioni. Il riconoscimento del suo talento per il lavoro su larga scala l’ha portata alla realizzazione del murale nell’atrio del Museo Nazionale di Khartoum, dove ha raffigurato il patrimonio culturale del Sudan.

Il suo dipinto più recente riguarda la rivolta in Sudan che ha visto Omar al-Bashir destituito dalla carica di presidente e la successiva repressione da parte delle forze di sicurezza sui manifestanti pro-democrazia a Khartoum, nel 2019.

”Sto ancora dipingendo quello che è successo durante la rivolta, quando tutte le persone sono morte nel massacro”. Ha vissuto vicino all’area delle proteste e visto molti luoghi orribili, tante cose incredibili.

Kamala Ibrahim Ishaq ha esposto in mostre personali e collettive in tutto il mondo, tra cui la mostra, Forces of Change: Artists of the Arab World al National Museum of Women in the Arts a Washington, D.C, nel 1993.

Nel 2019, all’età di 80 anni, ha vinto il Principal Claus Award, il premio olandese che viene assegnato a persone con risultati eccezionali nella cultura, con opere che hanno influenzato positivamente le loro comunità.

 

#unadonnalgiorno

 

Testo di Graziella Melania Geraci

 

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