giornalismoiconeletteratura

Joan Didion

Joan Didion

Il dolore è un luogo che nessuno di noi conosce fino a che non lo raggiunge.

Joan Didion giornalista, scrittrice e sceneggiatrice.

Fra le maggiori autrici contemporanee, ha collaborato le più importanti testate statunitensi, è stata una delle firme più importanti del New Journalism, corrente nata negli anni ’60, in contrasto col giornalismo tradizionale, che più dei fatti e delle opinioni, evidenzia le impressioni e in cui la soggettività rappresenta il tema chiave.

Scrivere per lei ha significato dar vita a un universo psichico fatto di immagini che più che rappresentare o spiegare la realtà, la evocano.

Nessuna scrittrice è stata più attenta di lei nel raccontarsi, nel mettersi in scena nei suoi stessi articoli, nel posare per fotografie che ne hanno alimentato il mito.

Testimone diretta di uno dei momenti più cruciali della storia, gli anni Sessanta negli Stati Uniti, li ha raccontati in due libri ormai diventati classici della non fiction e bestseller mondiali, Verso Betlemme del 1968 e The White Album del 1970.

È una donna che ha fatto molto discutere, per il suo stile narrativo, per il suo look, e che, inarrestabile, ancora oggi alla sua bella età, continua a essere una voce rilevante nel panorama culturale internazionale. Nata a Sacramento il 5 dicembre 1934, ha cominciato a scrivere dall’età di cinque anni. Era una bambina timida amante dei libri che si è impegnata a superare il suo disagio attraverso la recitazione e parlando in pubblico. A causa del lavoro del padre, aviatore durante la Seconda Guerra Mondiale, la famiglia fu costretta a spostarsi continuamente.

Nel 1956 si è laureata in letteratura a Berkeley. Durante il secondo anno di studi vinse il concorso di saggistica Prix de Paris sponsorizzato dalla rivista Vogue con la quale iniziò da subito a collaborare facendo una carriera lampo, in due anni da assistente divenne redattrice associata.

Nel 1964 ha sposato John Gregory Dunne e si è trasferita in California, dove hanno abitato per più di vent’anni. Nel pieno della Summer of Love, ha vagato di casa in casa, di comune in comune, per registrare quanto avveniva nella comunità hippie.

Parte dall’idea che la scrittura è un artificio, una mediazione, che non può essere considerata un modo per interpretare la realtà. Le immagini di Joan Didion non sono semplici metafore, ma sono quasi degli emblemi, delle figurazioni statiche e senza tempo in grado di evocare tutto il contesto da cui sono scaturite. Per l’autrice è un modo di esorcizzare il suo terrore verso la realtà, paura che più volte ha esplicitato nella figura del serpente a sonagli che andrebbe sempre ucciso per evitare che qualcun altro venga morso.

È stata una delle prime in assoluto a scrivere della realtà, non tanto della politica quanto della cronaca, della vita sociale, dei costumi, con fantasia e ironia, curando molto lo stile, e soprattutto mettendo molto di sé, non solo la propria voce ma anche la propria biografia, i propri gusti e disgusti. Un esercizio che oggi viene praticato da tante firme, ma che all’epoca non era certo cosa comune.

Senza curarsi dell’oggettività, dei dati o delle statistiche, con una semplice immagine, a volte molto discussa, ha mitizzato e universalizzato tutta la storia degli Stati Uniti. Perfettamente conscia dell’impossibilità di districare il nodo della realtà che la circonda, preferisce spostare sempre più in là la sua analisi. È un atteggiamento che può non piacere, ma la cui importanza nella storia della cultura americana è innegabile.

Joan Didion continua a dividere lettori e critica tra chi la crede un mito e chi la detesta. È una figura che dà fastidio, e lo fa perché la sua colpa è stata estetizzare il proprio talento, o per lo meno è quello che i media hanno fatto con lei per anni, costruendole un’aura da rockstar della letteratura. In realtà è sempre stata restia alle interviste, timida di fronte alle telecamere, disposta a parlare solo tramite la scrittura.

Due tragedie hanno colpito la scrittrice in meno di due anni. Il 30 dicembre 2003, mentre la figlia Quintana era in coma in terapia intensiva, suo marito è rimasto  vittima di un fatale attacco di cuore durante una cena. Joan Didion ha atteso tre mesi prima di organizzare il funerale del coniuge per consentire alla figlia di parteciparvi. Dopo due anni e una lunga malattia, Quintana è morta di pancreatite acuta il 26 agosto 2005, all’età di 39 anni. 

Il dolore per le grandi perdite della sua vita le ha fatto scrivere L’anno del pensiero magico, il tour promozionale che ha seguito l’uscita del libro, ha costituito un ruolo terapeutico per l’elaborazione del lutto.

Ha raccontato la storia della malattia di sua figlia in  Blue Nights, nel 2011.

L’anno del pensiero magico che ha vinto il National Book Award per la saggistica nel 2005, è stato definito “un capolavoro di due generi: memoir e giornalismo investigativo“.

Nel 2007  ha ricevuto il Medal for Distinguished Contribution to American Letters dalla National Book Foundation e l’Evelyn F. Burley Award dal Writers Guild of America.

Ha ricevuto vari dottorati ad honorem in letteratura, nel 2009 da Harvard e nel 2011 da Yale.

Nel 2013, il presidente Barack Obama le ha conferito la più importante onorificenza statunitense, la National Medal of Arts and Humanities.

Joan Didion ha posato per molte foto che sono passate alla storia, ancora oggi le dedicano copertine e posa per campagne pubblicitarie, ma il suo scatto più famoso, quello che più ne identifica la personalità è datato 1968. È davanti alla sua Corvette, i capelli lunghi sciolti, tra le dita l’immancabile sigaretta e sul volto quell’espressione diretta e vagamente corrucciata che è quasi una messa in scena della sua scrittura. Le sue foto non si allontanano dalle scelte di scrittrice ma le esaltano, perché illustrano lo stesso mondo che voleva raccontare, la California degli anni Sessanta e Settanta, le corse in autostrada lungo l’Oceano Pacifico, i dinner party con Warren Beatty e Janis Joplin, e anche le tragedie che chiusero quell’epoca apparentemente felice, come il massacro della setta di Charles Manson. Joan Didion appoggiata alla sua automobile ha infiammato la fantasia di tutte le donne che sognavano l’indipendenza, e volevano soprattutto che la libertà conquistata con la carriera si abbinasse a uno stile personale, che nessuno aveva imposto.

Dopo una lunga malattia, ha lasciato la terra il 23 dicembre 2021.

Raramente una scrittrice è diventata un’icona di stile e libertà di pensiero e costume come Joan Didion. Amata e odiata, ma comunque con un posto d’onore nell’Olimpo della grande scrittura mondiale.

#unadonnalgiorno

You may also like

Fatima Ouassak
attivismo

Fatima Ouassak

Solo un progetto di liberazione dal sistema coloniale-capitalista potrà contribuire a risolvere il ...

Comments are closed.

More in giornalismo

Amira Hass
giornalismo

Amira Hass

“Sono abituata a essere considerata impopolare. Per me non è un problema. Molti ...