Oggi è un’allenatrice, scrittrice e commentatrice televisiva.
Nata a Osijek, in Croazia, il 12 aprile 1983, è professionista dal 1998 e ha vinto sei titoli WTA in singolo e quattro in doppio.
Nel 2000 ha raggiunto la semifinale a Wimbledon e alle Olimpiadi di Sydney.
Si era trasferita a Sydney, in Australia, dove ha preso la cittadinanza, nel 1994, con la famiglia, a causa dei conflitti jugoslavi.
Precoce talento nel tennis, a 16 anni è già nelle classifiche mondiali.
Nel 2001, in polemica con l’organizzazione degli Australian Open, è tornata a Belgrado dove ha preso la nazionalità serbo-montenegrina, pur rimanendo cittadina australiana. Ma questa permanenza ha coinciso con una fase terribile della sua carriera, è scesa fino alla 349ª posizione del ranking mondiale e dichiarato di non voler avere più niente a che fare con suo padre che le faceva da allenatore.
Solo molti anni dopo, nella sua biografia dal titolo Unbreakable, ha raccontato di essere stata vittima di forti e ripetuti abusi fisici, verbali e mentali, da parte del padre, Damar Dokic, considerato uno dei genitori più violenti e pericolosi nella storia del tennis.
Nel 2005 era tornata in Australia e partecipato a vari tornei, ma aveva perso la carica e la forza dei primi anni.
Si è ritirata definitivamente nel 2014.
Ha iniziato, quindi, a lavorare come commentatrice televisiva e pubblicato la sua autobiografia, in cui ha raccontato la sua vita di sofferenze e tentativi di suicidio.
Afflitta da ipertiroidismo, ha preso molto peso, entrando in una continua altalena di forma fisica.
Utilizza i social media per scrivere post motivazionali e molto personali, spesso dedicati alla salute mentale. Contro il body-shaming, ha mostrato tre foto scattate in momenti diversi della sua vita, domandando se fosse meno degna nella foto in cui pesava 120 chili rispetto a un’altra in cui era in perfetta forma atletica. Ha raccontato di essersi rifugiata nel cibo per sfuggire ai traumi e di quanto sia importante non giudicare le persone per il loro aspetto e restare sempre gentili.
Ha raccontato degli abusi ricevuti dal padre da bambina e da adolescente e che lui non fosse stato soddisfatto neppure dopo la semifinale di Wimbledon nel 2000.
Unbreakable parla dell’esistenza di una persona vulnerabile, cresciuta tra abusi fisici e psicologici da parte di un padre che non si è mai scrollato di dosso le ferite del passato e che non è mai riuscito a fare pace con se stesso, riversando le sue frustrazioni sulla figlia. Hanno provato un riavvicinamento, ma non è stato possibile perché l’uomo continua a restare arroccato nelle sue ragioni. Nel libro ha raccontato di quanto le percosse fossero dolorose, anche se non arrivavano mai al punto di impedirle di giocare a tennis. Si è lamentata di come il mondo dello sport abbia preferito voltarsi dall’altra parte anche se, ella stessa, quando la federazione australiana di tennis ha denunciato le violenze nei suoi confronti, aveva difeso pubblicamente il padre. Era talmente assuefatta ai maltrattamenti che li viveva come se fossero normali, fino a quando non ha trovato la forza ed è scappata di notte portandosi via soltanto le sue racchette.
Urlare al mondo la propria sofferenza è stato sicuramente liberatorio e per questo ha deciso di usare post motivanti per altre persone che soffrono.