Delia Buonomo ha un bar a Ventimiglia, lo Hobbit, a 9 chilometri dal confine francese, dal 2015 frontiera invalicabile per decine di migliaia di migranti.
Nel 2016, Delia ha aperto il bar alle donne migranti coi bambini che vedeva sedute sui marciapiedi non osando entrare, perché non potevano consumare.
Da allora ha visto passare dalle porte del suo bar migliaia di uomini, donne, bambini, rifugiati, vite violentate da botte, abusi, prigionie, respingimenti, spesso costretti a rimanere anni bloccati al confine senza accesso ad acqua potabile, cibo, servizi, un letto dove dormire.
Ci sono ragazzi che qui hanno consumato il proprio ultimo pasto prima di prepararsi a scavalcare una cinta spinata e proseguire il proprio viaggio verso l’Europa.
Delia ne ha ospitati così tanti che tutti la conoscono come “Mamma Africa”.
Ma non si è limitata a dare da bere e mangiare.
Permette di ricaricare i cellulari, offre la possibilità di farsi una doccia, fornisce scarpe, vestiti, aiuta a decifrare documenti o a trovare un alloggio, nel bagno ci sono spazzolini e dentifricio, fasciatoio e assorbenti, che nessuna si può permettere.
Ha ricavato anche uno spazio gioco per i bambini.
Quello di Delia non è un bar, è un angolo di resistenza in cui tutta la bellezza e l’umanità del mondo si sono date appuntamento.