Hedwig Dohm, scrittrice femminista tedesca è stata la prima intellettuale a parlare di gender.
Nata col nome di Marianne Adelaide Hedwig Schlesinger a Berlino, il 20 settembre 1831, in una famiglia di origini ebraiche era la terza di diciotto figlie. Il padre, Gustav Adolph Gotthold Schlesinger, produttore di tabacco, non poté però sposare la madre Wilhelmine Henriette Jülich, in quanto figlia illegittima, fino al 1838. L’uomo si convertì al protestantesimo nel 1817 e nel 1851 mutò il proprio cognome in Schleh. A lei e alle sue sorelle ragazze venne consentita un’istruzione estremamente limitata, a differenza dei fratelli che poterono continuare gli studi. Ma Hedwig, spirito libero e rivoluzionario, leggeva in segreto tutto quello che le capitava tra le mani, formandosi da autodidatta.
Data la sua infanzia, le sue rivendicazioni si concentrarono prevalentemente sulla parità di istruzione per le donne e sui loro diritti politici, come quello di voto.
Nel 1853 sposò Ernst Dohm, redattore della rivista satirica Kladderadatsch con cui ebbe cinque figli e figlie che ricevettero tutte una solida educazione e formazione professionale. La loro casa divenne un prestigioso salotto attraversato dai più importanti personaggi intellettuali berlinesi dell’epoca.
Nel 1867, dopo un viaggio in Spagna con la famiglia, divulgò la sua prima opera dal titolo La letteratura nazionale spagnola nel suo sviluppo storico.
Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1883, si è dedicata a scrivere romanzi e racconti brevi.
Quando l’ala radicale del movimento femminista si rafforzò, tornò a pubblicare riflessioni politiche in giornali e riviste e non ha smesso fino alla fine dei suoi giorni.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento è stata una figura di primo piano nelle associazioni e nella vita sociale e culturale tedesca.
È stata cofondatrice di diverse organizzazioni come l’Associazione Donne della Riforma (successivamente Associazione dell’Educazione Femminile e degli Studi delle Donne), che promuoveva la riforma del sistema educativo.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale è stata tra i pochi e poche intellettuali a prendere una posizione netta contro la guerra, definendosi pacifista intransigente e supportando la sua posizione con articoli che scriveva, per lo più, sulla rivista L’Azione e nel suo il saggio L’abuso della Morte del 1915.