Gloria Steinem è una scrittrice, giornalista e attivista statunitense. Spesso è stata definita la femminista più famosa d’America.
Nata a Toledo, Ohio, il 25 marzo 1934, durante l’apice della Depressione, suo padre, Leo, era “un venditore ambulante di antiquariato”, un affascinante nomade, patologicamente incapace di stare in un posto, che trascinava sua moglie, Ruth, e le due figlie in giro per il paese in una roulotte, comprando e vendendo oggetti d’antiquariato semplicemente per arrivare al posto successivo. Sua madre era una donna mentalmente fragile che aveva avuto vari esaurimenti nervosi. Quando Gloria aveva 10 anni, Ruth e Leo divorziarono; la sorella maggiore era già fuori al College e la bambina ha dovuto prendersi cura di sua madre, compito non certo facile. Più e più volte, ha visto i medici respingere l’evidente angoscia e malattia mentale di sua madre.
Gloria si iscrisse alla Smith, dove si laureò col massimo dei voti nel 1956. Dopo il college, si trasferì a New York per diventare giornalista. Il suo primo incarico importante fu una storia per Esquire sullo stato della contraccezione. Era il 1962 e la pillola era una grande novità, anche se ci sarebbero voluti altri 10 anni prima che fosse disponibile per tutte le donne, indipendentemente dallo stato civile.
L’anno dopo si è «infiltrata» come coniglietta nel Playboy Club di New York. Ha denunciato lo sfruttamento sciovinista delle cameriere per ottenere un maggior numero di clienti maschi. C’era addirittura un manuale che istruiva le ragazze sui “modi piacevoli che si possono impiegare per stimolare la vendita di liquori del club”. A partire dal 1968 è diventata la figura più influente del movimento femminista, sostenitrice dell’aborto legalizzato e dell’aspettativa dal lavoro, che divennero i due obiettivi principali del femminismo.
Nel 1969, ha scritto di aborto sulla rivista New York e tenuto incontri sul tema in maniera riservata, perché la libertà di scelta arrivò soltanto nel 1973 e le donne riunite nel seminterrato della chiesa nel Greenwich Village che si sono alzate e hanno raccontato le loro storie erano, per la legge, criminali e anche fortunate a essere vive dopo le pratiche illegali molto spesso letali.
Nel 1969, ha pubblicato un articolo intitolato After Black Power, Women’s Liberation che, insieme all’appoggio al diritto all’aborto, le ha dato fama nazionale, divenendo punto di riferimento per il movimento femminista americano.
Nel 1971, Gloria Steinem ha co-fondato la rivista Ms. con l’attivista nera Dorothy Pitman Hughes, che viene pubblicata ancora oggi. Indimenticabile è la loro foto con il pugno alzato.
Il 10 luglio 1971, insieme ad altre 300 donne, tra le quali Bella Abzug, Betty Friedan, Shirley Chisholm, e Myrlie Evers-Williams, ha fondato il “Comitato politico nazionale delle donne” (National Women’s Political Caucus – NWPC). Come co-fondatrice, ha pronunciato il famoso discorso “Messaggio alle donne d’America“.
A partire dai primi anni ’70, si è ritrovata ad essere il cosiddetto volto del femminismo. Esquire l’aveva soprannominata “la pin-up dell’intellettuale”. Secondo l’assurdo concetto che una donna impegnata e femminista non possa essere anche bella e attraente. Critiche, queste, purtroppo, che provenivano anche dal mondo femminile e addirittura dalla militanza.
Per i due decenni successivi, è stata continuamente su un aereo per portare la sua voce e il suo attivismo in giro per il paese.
A 52 anni, le venne diagnosticato un tumore al seno da cui è guarita. A 66, si è sposata, per la prima volta, con l’imprenditore e animalista David Bale, morto tre anni dopo per un tumore. Ha compiuto gli 80 anni a dorso di un elefante in Botswana, è bellissima, non è mai ricorsa alla chirurgia estetica.
Nel 2005, con Jane Fonda, ha istituito il Women’s Media Center per il potenziamento della visibilità femminile.
Continua sempre a svolgere attivismo politico, come commentatrice, scrittrice e organizzatrice di conferenze. È stata una delle speaker alla prima Women’s March di Washington il 21 gennaio 2017. Da una vita sostiene l’importanza di eleggere una donna a capo degli Stati Uniti. Nel 2008, pur giudicando positivamente le idee del senatore Barack Obama (che nel 2013 le conferisce la prestigiosa Medal of Freedom), ha chiesto la candidatura di Hillary Clinton come Presidente, e lo ha fatto anche nel 2016.
Il femminismo di Gloria Steinem è stato da sempre intersezionale. Sapeva che razza, classe e casta tendono a moltiplicare il grado di oppressione a cui sono sottoposte le donne. Gloria Steinem è una creatrice di consenso, empatica e di buon carattere, con uno spirito secco e autoironico. È molto intelligente e, a detta di tutte e tutti, gentile. Lei ascolta.
Gloria Steinem è il volto bianco del femminismo statunitense dagli anni 60. Ci ha insegnato che possiamo mantenere la nostra posizione, dire la nostra verità e combattere le nostre battaglie, senza sacrificare il nostro spirito o i nostri capelli.
#unadonnalgiorno